All’Expo manca meno di un anno, alle elezioni europee meno di 15 giorni. E allora i cantieri di Rho e Pero diventano lo sfondo inevitabile per uno scontro diretto tra Renzi e Beppe Grillo. Oggi saranno tutti e due a Milano impegnati in una lunga giornata di campagna elettorale che prende come pretesto il destino sempre più traballante della Fiera Universale, ma che prescinde dal merito dell’inchiesta che ha portato all’arresto della cupola di Primo Greganti e Gianstefano Frigerio. Il presidente del Consiglio, volente o nolente, dovrà salvare il salvabile e ridare un minimo di credibilità alla politica. Non sarà qui nel ruolo di rottamatore che ormai non gli appartiene più, ma in quello improbabile di salvatore della patria. Dall’altra parte Grillo non perderà l’occasione di attaccarlo dove è più debole, anche a costo di mandare tutto all’aria a partire dall’Expo. Nella strana maggioranza che sostiene il governo, che dice di voler cambiare tutto, hanno trovato un comodo rifugio i residuati della prima e della seconda repubblica, a cominciare dal senatore Roberto Formigoni. La continuità con gli anni Novanta, e con i veri padroni dell’Expo, è tutta qui.
La quadratura del cerchio però è quasi impossibile. E l’atteggiamento dello Stato appare a tratti schizofrenico. Da una parte si rispolvera la retorica della trasparenza e della politica che assolve se stessa, dall’altra si applica la logica dell’emergenza che immancabilmente apre la strada ad infiltrazioni del “malaffare”. E così mentre il governo è costretto a “metterci la faccia” e ad andare avanti, ieri il commissario Sala è dovuto andare a Roma a riferire alla commissione Antimafia presieduta da Rosi Bindi. Gli hanno chiesto chiarimenti sull’allentamento dei controlli concordato con il ministro Alfano per accelerare le procedure e portare a termine i lavori in tempo. Bella domanda. Sala ha detto di non avere mai avuto contatti con Primo Greganti e soprattutto ha ribadito che la procura non ha mai detto di voler fermare i cantieri. Rosi Bindi ha promesso che l’azione di vigilanza della sua commissione continuerà e che presto verrà risentito Bobo Maroni. Bindi ha chiesto perché il governatore lombardo in una precedente audizione non li avesse informati dell’imminente modifica dei parametri che regolano gli appalti decisa con il ministro Alfano.
Ieri, intanto, nel carcere di Opera si sono svolti gli interrogatori di garanzia. Greganti e Frigerio hanno rigettato le accuse che invece sono state “materialmente” confermate dall’imprenditore vicentino Maltauro. Angelo Paris ha rilasciato dichiarazioni spontanee per due ore ma avrebbe detto di non far parte della “cupola”.
Oggi intanto, come se niente fosse, a Palazzo Marino verrà presentato il progetto del padiglione di una multinazionale cinese.