Arriva dal consiglio di zona 8 di Milano il grido d’allarme sul lavoro volontario all’Expo 2015. Una mozione urgente e il titolo dice già tutto: «Expo: lavoratori, non volontari». È stata votata in modo bipartisan. Tra i 22 consiglieri favorevoli ci sono eletti di quasi tutti i partiti presenti- gli astenuti e i contrari fanno parte di Pd, Forza Italia e Ncd. Al comune di Milano si chiede che «nella sua qualità di socio di Expo Milano 2015 Spa, si adoperi affinché tutti coloro che presteranno attività lavorativa vengano correttamente identificati come lavoratori ricevendo, così come previsto dall’art. 36 della Costituzione, una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro prestato».

Da qualche settimana è partita la campagna «Volunteer» con cui Expo sta selezionando volontari da impiegare nella grande vetrina internazionale. Se ne cercano oltre 10 mila per un progetto che vedrà coinvolte- a gratis- circa 18.500 persone, il 96% del personale previsto per l’organizzazione dell’evento. Sulle facciate delle case, in metrò, dappertutto grandi cartelloni pubblicitari invitano giovani e meno giovani a lavorare a gratis per la grande esposizione universale. Accanto a grandi faccioni sorridenti, proposte allettanti: «Potrai stringere amicizia con centinaia di persone, conoscere più di 140 paesi, condividere musica e cultura». «Per davvero» chiude ogni slogan. Quel che è certo, al momento, è che nessuno verrà pagato. Per davvero.

Nell’arco di 6 mesi, ad ogni volontario viene richiesto di lavorare per «14/15 giorni per 5 ore e 30 minuti al giorno» e dopo un discreto numero di ore di formazione. In sostanza, un’attività lavorativa subordinata, part time e a termine, senza alcun inquadramento contrattuale. Ce n’è per tutti i gusti: organizzazione e gestione eventi, allestimenti, sicurezza.Ma qualsiasi ramo venga scelto, in ogni caso non è previsto alcun compenso. In cambio, un cappellino e la divisa, un buono pasto al giorno e uno per i mezzi pubblici, l’assicurazione e, per chi arriva in fondo, un tablet.

Ad oggi sono pervenute oltre 4mila candidature per un posto da volontario.Numeri lontani da quelli degli eventi degli ultimi anni elencati sul sito di Expo: 70 mila volontari per le Olimpiadi di Londra e l’Esposizione di Shangai, 18 mila a Torino. Finita l’esperienza da volontario, «al prossimo grande evento potrai- si legge sul sito Expo- fare il volontario nel paese degli amici che hai conosciuto». Il lavoro gratuito viene così elevato a esempio morale e di amicizia da esportare in tutto il mondo.

La mozione bipartisan votata in zona 8 puntualizza il significato di «volontariato», con l’enciclopedia Treccani alla mano. Si tratta di una «prestazione volontaria e gratuita della propria opera a favore di categorie e persone che hanno gravi necessità e assoluto e urgente bisogno di aiuto e di assistenza». Per i firmatari, il volontariato all’Expo esula da questa definizione.

Molte di queste ragioni sono state riprese dai comitati «No Expo.Mentre si vota il Jobs Act, sostengono i movimenti, si discute di reddito di cittadinanza e di disoccupazione galoppante, Expo rischia di essere uno specchietto per le allodole: lavorare a gratis per un evento costato milioni di euro e travolto dagli scandali della cosiddetta «cupola».