Dopo mesi e mesi di mancato confronto con i sindacati, al Mise in una sola giornata doppio tavolo: al mattino sull’automotive, al pomeriggio su Acciaierie d’Italia.

Poteva essere una svolta. E invece sull’auto non c’è stato alcun avanzamento. Anzi: «una frenata» sulla transizione ecologica rivendicata direttamente dal ministro Giancarlo Giorgetti: «Siamo stati i primi in Europa fin dalla Cop 26», ha detto il ministro leghista moderato.

Più interessante l’esito del tavolo sull’ex Ilva con uno scontro esplicito tra il ministro del Lavoro Andrea Orlando e l’amministratrice delegata Lucia Morselli. Ed è la prima volta che succede, sebbene riesca difficile capire cosa si aspettasse il governo da una manager da decenni conosciuta come «mani di forbice» dalla Berco all’Ast di Terni, e che invece il governo Draghi, da azionista che si appresta a diventare maggioritario, ha confermato come capo azienda.

C’è stata «una discussione franca», ha sintetizzato a margine il ministro Orlando, entrando poi nel merito: «Le distanze sono significative nella lettura dei fatti tra sindacati e proprietà. Sono stati segnalati problemi legati alla sicurezza e alla effettiva realizzazione degli investimenti, condizione della cig». Ed ecco dunque la svolta, l’attacco diretto a Morselli e alla sua gestione tutto risparmio, a partire dagli interventi per ridurre le emissioni a Taranto: «Alla luce di questo mi sono sentito di dire con il collega Giorgetti che si deve fare un passo in modo tale che si ripristinino le relazioni industriali, anche alla luce di verifiche che disporrò inviando l’Ispettorato del lavoro per verificare la piena realizzazione degli investimenti e le condizioni di sicurezza».

È evidente che una mossa così forte come l’invio degli ispettori del lavoro è spiegabile solo con la certezza da parte del ministro delle inadempienze di Morselli, così come dimostrato dai sindacati a Taranto. A breve si capirà se questo porterà a una nuova governance di Acciaierie d’Italia o se Mittal difenderà a tutti i costi l’operato di Morselli.

Il tavolo sull’ex Ilva si è poi spostato alle questioni finanziarie. Morselli infatti ha implicitamente motivato i ritardi negli interventi con la carenza di risorse, bussando dunque cassa al governo.
«Sulla questione delle difficoltà finanziarie di cassa dell’impresa – ha continuato Orlando – c’è stato l’impegno di Giorgetti e mio affinchè si possano trovare strumenti nuovi per dare un polmone più ampio ad Accierie d’Italia per realizzare gli obiettivi di crescita della produzione che sono nei piani».

L’idea del governo è una garanzia finanziaria di un miliardo di euro destinata esclusivamente all’approvvigionamento di materie prime indispensabili alla risalita produttiva e all’obiettivo di raggiungere la produzione di 5,7 milioni di tonnellate di acciaio nel 2022, al momento lontanissimo nonostante le rassicurazioni di Morselli.

Una prospettiva criticata però dalla Fiom. «È ora che governo e proprietà investano verso la transizione, altrimenti si rischia una progressiva dismissione degli impianti di Acciaierie d’Italia», attacca il segretario generale Fiom Michele De Palma. «Non sono emerse certezze e garanzie – aggiunge – né per quanto riguarda le prospettive di lungo e medio termine, né per quanto riguarda la gestione ordinaria degli impianti nell’immediato. L’azienda ha detto che serve la finanza. Ma la finanza non basta, servono elementi di garanzia del governo», chiude De Palma.

Più positivi Fim Cisl e Uilm: «Finalmente si è avviato un percorso di responsabilità, ora risposte concrete».

IAd attaccare Giorgetti sul fronte ambientale però ieri è tornato il neo confermato sindaco di Taranto, il piddino Rinaldo Melucci che ha attaccato le parole del ministro in parlamento sull’uso dei fondi Ue per l’ex Ilva: «Gli importanti fondi europei della transizione giusta (potrebbero essere 800 milioni, ndr) sono per Taranto, non per l’ex Ilva, va garantita la salute di lavoratori e residenti: la vigente Aia che è sotto riesame formale, difatti. Chiediamo, dunque, al ministro di chiarire una volta per tutte la posizione del governo e di convocare gentilmente le parti su una discussione di lungo respiro», conclude Melucci.