La Bolivia ha portato all’Aja il conflitto con il Cile, a cui chiede uno sbocco al mare. La Corte internazionale di giustizia dell’Onu (Cig) dovrà quindi esaminare il fascicolo presentato dal presidente boliviano Evo Morales in cui si articola, sul piano storico e giuridico, la denuncia presentata nell’aprile del 2013 contro il Cile: per «obbligarlo a negoziare un accesso sovrano all’Oceano Pacifico».

Una questione che dura da 135 anni. La Paz ha perso l’accesso al mare (120 mila km quadrati di territorio e 400 km di costa) durante la guerra del Pacifico (1879-1883), dichiarata contro Santiago con l’aiuto del Perù. E da allora cerca di recuperarlo. Finora il Cile ha respinto la richiesta sostenendo che il conflitto si è concluso con un Trattato di pace e di amicizia nel 1904: con il quale si sono stabilite facilitazioni commerciali nell’uso dei porti cileni per la Bolivia, ma senza sovranità.

Tra il 1975 e il ’78, durante la dittatura cilena e boliviana, Pinochet ha proposto al generale boliviano Hugo Banzer una porzione di territorio con accesso al mare. I negoziati si sono però arenati perché il Perù, che avrebbe dovuto essere consultato per via del trattato col Cile, firmato nel 1929, voleva un governo a tre su quella porzione di territorio.

Morales ha ricordato alla presidenta cilena Michelle Bachelet quelle trattative: «Se un dittatore come Pinochet ha proposto uno sbocco al mare per la Bolivia negli anni ’70, speriamo che un governo democratico e socialista faccia diventare realtà questo diritto in pieno XXImo secolo», ha detto. «Il mare boliviano sarà dei popoli e non un bottino di guerra o un motivo per far aumentare il numero delle armi», ha affermato il presidente indigeno.

Nel 2006, durante la sua prima presidenza, Bachelet aveva intavolato con Morales un’agenda in 13 punti che includeva anche il contenzioso marittimo, ma che è poi rimasta lettera morta durante il governo di Sebastian Piñera. Il tribunale Onu ha già risolto altri conflitti di frontiera tra vari paesi latinoamericani come fra Cile e Perù o fra Colombia e Nicaragua. La Paz ha accelerato le procedure di denuncia contro Santiago dopo che il Perù, nel 2008, ha portato il suo caso alla Cig: per chiedere una porzione di mare cileno (ricchissima di pesce), poi ottenuta. Il Cile ha tempo per rispondere fino al 18 febbraio del 2015.

Per La Paz, la questione assume una particolare importanza anche in presenza della crisi Ucraina e dei problemi tra Russia e Europa. Il 65% del gas che produce attualmente Mosca è destinato ai paesi europei, che importano la metà dell’energia che consumano (la Germania importa il 36% del gas che consuma). La Bolivia è il maggior esportatore di gas dell’America latina, a cominciare da Brasile e Argentina. Ora avrebbe la possibilità di entrare in un mercato di proporzioni ancora più appetibili: tantopiù dopo la scoperta di un grossissimo giacimento nel sud-est dell’Argentina.

Il vicepresidente Alvaro Garcia Linera ne ha parlato la settimana scorsa, durante la sua visita a Praga: «Dobbiamo diversificare i nostri mercati – ha detto – anche perché da qui a cinque-dieci anni l’Argentina inonderà di gas il Latinoamerica grazie allo sfruttamento della zona di Vaca Muerta».