«Tante grazie per questo nuovo trionfo del popolo boliviano». Così Evo Morales ha commentato l’ampia vittoria (oltre il 60%) che lo ha riconfermato presidente della Bolivia fino al 2020 e che dà al suo Movimiento al socialismo (Mas) il controllo dell’Assemblea legislativa plurinacional con i due terzi dei parlamentari. Il primo degli sfidanti, l’imprenditore Samuel Medina, di Unidad democrata (Ud) è arrivato al 25%. L’ex presidente conservatore, Jorge Quiroga, del Partido democrata cristiano (Pdc) si è fermato al 9,6%. Morales, che la prossima settimana compirà 55 anni, ha anche dedicato la vittoria al leader cubano Fidel Castro e alla memoria dell’ex presidente del Venezuela, Hugo Chavez, e a tutti i popoli del mondo che lottano contro l’imperialismo».

Per il primo presidente indigeno si tratta del terzo mandato consecutivo a partire dal 2006, il secondo conseguito durante la nuova Repubblica che ha sancito lo Stato plurinazionale dopo l’approvazione di un’Assemblea costituente, nel 2009. Domenica è stato eletto con circa 5,1 milioni di preferenze, senza contare quelli dei 200.000 boliviani residenti all’estero. Il Mas, la più importante forza politica nella storia del paese, avrà quindi vita facile per continuare la politica economica adottata dal governo, basata sulla nazionalizzazione degli idrocarburi e su piani di sviluppo sociale.

«Oggi qui non c’è mezza luna, ma luna piena», ha detto Morales rivolgendosi all’opposizione autonomista che chiama le ricche regioni orientali «Mezza luna». Per la prima volta, il presidente ha vinto infatti anche a Santa Cruz, teatro di forti proteste negli anni passati: con il 49% contro il 38% di Medina. E nel Pando, con il 53% contro il 39%. Ha vinto in otto sui 9 dipartimenti, non è passato solo nel Beni, dove Medina lo ha superato per 49% a 43%.

«Ai nostri oppositori diciamo di venire a lavorare insieme per la Bolivia – ha detto Morales – abbiamo sopportato tante cose con pazienza, inutile rivangare, adesso è ora di mettersi al lavoro»: per fare della Bolivia «il centro energetico del Sudamerica», giacché il paese contiene la seconda riserva di gas naturale della regione, e ha intenzione di dotarsi, tra il 2015 e il 2020, di «energia nucleare a fini pacifici». Al fianco di Evo, che nel 2020 diventerà il presidente che ha governato più a lungo il paese, sempre il suo vice Alvaro Garcia Linera, uomo di grande cultura e di idee marxiste.

Un tema – quella della lunga permanenza al potere – su cui l’opposizione ha centrato buona parte della sua campagna, agitando la possibilità che Morales voglia ancora ricandidarsi, e che il Mas proponga una modifica della costituzione. «L’unico progetto che ho è quello di aprire un ristorante con due sindaci del partito che sono degli eccellenti cuochi – ha scherzato Evo- faremo prezzi bassi e guadagneremo con le foto». Per ora, la Bolivia conta sulla felice congiuntura economica che, secondo il Fondo monetario internazionale, le darà una crescita del 5,2%, la più alta dell’America latina. Grazie anche a un finanziamento della Cina di 405 milioni di dollari, Morales conta di promuovere «lo sviluppo industriale del paese» soprattutto nel settore del litio, ancora poco sfruttato.