«Evo Morales è l’erede del movimento guevarista»
Bolivia Intervista a Maria Victoria Fernandez
Bolivia Intervista a Maria Victoria Fernandez
«Questo papa ha un ruolo importante per l’integrazione dell’America latina», dice al manifesto Maria Victoria Fernandez, rivoluzionaria boliviana di lungo corso. L’abbiamo incontrata ad Ancona, nell’ambito delle iniziative che si svolgono intorno al processo Condor in corso a Roma, organizzate dalla 24 marzo onlus. L’incontro, coordinato da Jorge Ithurburu, ha avuto per tema «La Bolivia, da Che Guevara a Evo Morales», e passando per Luis Stamponi, amico del Che e oriundo di Ancona, catturato e fatto scomparire nel ’76. Una vittima del piano Condor, messo in atto dalla Cia per consentire alle dittature latinoamericane degli anni ’70 e ’80 di liberarsi degli oppositori ovunque si trovassero. Oggi, sono molti i cittadini anconetani che vorrebbero dedicare una via a Stamponi e chiedono al comune di ascoltarli.
Maria Victoria, insieme a Enrichetta Stamponi, a Edmir Espinoza e a Nila Heredia (la compagna del militante scomparso), ha tracciato il percorso che, dalle lotte del grande Novecento, ha portato alla Bolivia di Evo Morales. Fernandez, 58 anni, ricorda la Bolivia della sua infanzia. «Mio padre – racconta – era minatore, tutta la mia famiglia è sopravvissuta al massacro di San Juan, all’alba del 24 giugno 1967. Una festa popolare in cui si accendevano molti fuochi e si ballava, ma che ora è quasi dismessa per motivi ecologici. Venne attaccata dai militari. Una pratica corrente, allora. Gli operai delle miniere erano molto combattivi, lottavano per la loro sopravvivenza. La guerriglia dell’Esercito di liberazione nazionale, fondata dal Che e poi portata avanti da altri militanti boliviani e internazionalisti come Luis Stamponi, ne sosteneva le lotte».
Poi, Maria Victoria, studente, si trasferisce nella capitale. Assiste al colpo di stato del colonnello Hugo Banzer, nel 1971: «La repressione contro gli studenti – ricorda – era molto forte. Il popolo chiedeva le armi per resistere. Da allora, noi studenti ci siamo stretti di più all’organizzazione». Da allora, Maria Victoria non ha mai dismesso l’impegno: prima nell’Eln e poi, quando la formazione decide di trasformarsi in Prt-B (Partido de los trabajadores de Bolivia), in questa formazione. Finisce in carcere per due volte, subisce violenze e torture, la seconda volta le tolgono il bambino di 5 mesi. Però va avanti.
«In modo aperto o clandestino – dice ancora – abbiamo sempre organizzato i minatori, i contadini, gli studenti. Negli anni ’80, quando i piani di aggiustamento strutturale voluti dal Fondo monetario internazionale, hanno chiuso le miniere e messo sulla strada oltre 40.000 minatori, non ci siamo arresi. Anche dopo la fine dell’Eln, lo spirito guevarista non è venuto meno. Il nostro impegno ha accompagnato la formazione del Movimento al socialismo di Morales».
Maria Victoria è fra le coordinatrici, per la Bolivia, del Secondo incontro dei movimenti sociali voluto da papa Bergoglio, che oggi si apre a Santa Cruz: «Le organizzazioni sociali – dice – discuteranno 4 temi concreti: relativi alla madre terra, quindi alla sovranità alimentare e alle risorse; alla casa e all’accesso ai diritti elementari; al lavoro e all’integrazione dei popoli. Il papa e Evo parteciperanno all’ultimo giorno e riceveranno le conclusioni dei movimenti. Al primo incontro in Vaticano, Morales è stato invitato dai movimenti non in quanto presidente, ma come rappresentante dei popoli indigeni. Ora è stato ricambiato l’invito».
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