Cuba è commossa, stordita. Lenzuola bianche sono appese in questi giorni dalle finestre e dai balconi come segno di saluto e rispetto. Il governo ha decretato il lutto nazionale. Venerdì scorso è morto Eusebio Leal, 77 anni, cattolico e prestigioso historiador dell’Avana, incarico che racchiudeva in sé molti compiti.
Leal era infatti depositario della continuità del patrimonio della storia della città raccolta dal suo predecessore Emilio Roig e aveva assunto l’obiettivo – fin dagli anni ottanta – di restaurare la zona coloniale della capitale cubana, quella adiacente a uno dei porti più famosi dell’America latina. Dal momento dell’assunzione del suo incarico, Leal ha coniugato la ricerca storica alla difesa del patrimonio monumentale della sua città nativa. Ed è riuscito a convincere l’Unesco a decretare L’Avana nel 1982 «patrimonio dell’umanità», ottenendo finanziamenti da varie istituzioni internazionali.

L’ANNO PRIMA era stato Fidel Castro in persona ad affidargli ufficialmente l’incarico di unire ai suoi studi di storia la responsabilità di sovrintendere con pieni poteri al piano urbanistico dell’Avana vieja. «Qui bisogna parlare con Eusebio», ti rispondevano gli allievi di Leal quando chiedevi dettagli sul «Plan maestro» che orientava teoricamente i restauri. Per tutti i cubani Leal era infatti semplicemente «Eusebio».
Oggi chi visita quella zona della capitale cubana rimane colpito dall’efficacia dei restauri e da come Leal sia riuscito a tutelare l’insediamento urbano preesistente. Gli abitanti di quella parte antica non sono stati costretti ad andare via, come avviene di solito quando si restaurano i centri storici. Anzi, a loro sono stati forniti nuovi servizi: scuole, asili, ambulatori, centri artistici e ricreativi. Il quartiere meta privilegiata del turismo è stato popolato anche di bar, ristoranti e molti alberghi antichi sono tornati a funzionare. Grazie a Leal, cuore e anima dei progetti di risanamento, le modalità di intervento nella parte coloniale dell’Avana sono diventate addirittura un modello internazionale. Premi e riconoscimenti sono giunti a questo straordinario historiador da tutti i Paesi europei e latinoamericani, ma anche dagli Stati Uniti. La rivista Opus Habana, diretta da Leal, è stato il luogo editoriale dove si raccoglievano idee e saggi sulla storia della capitale cubana.

LEAL ERA uno degli intellettuali più prestigiosi di Cuba. Aveva un’oratoria elegante, forbita, da affabulatore. Conosceva a menadito la storia dell’isola. Ricordo una sua trasmissione in tv negli anni novanta che conquistava i cubani e noi ospiti stranieri. Andar La Habana, si chiamava: lui, passeggiando per la sua città, raccontava episodi e storie antiche e recenti con dovizia di dati, riferimenti. Conosceva ogni angolo. Come si trattasse dell’appuntamento con una fiction, non volevamo perdere una puntata di quella trasmissione. Autore instancabile di discorsi che poi diventavano dei saggi scritti, il suo ultimo libro è Cuba prendida del alma (2018).
A Leal si deve pure la valorizzazione dei rapporti storici tra Cuba e Italia, a iniziare dagli architetti Antonelli che contribuirono a costruire la fortezza dell’Avana e dagli italiani che andarono a Cuba a combattere a fine Ottocento per l’indipedenza dell’isola dalla Spagna.

FU TRA I PROMOTORI della sezione cubana dell’associazione Dante Alighieri che raccolse cubani e italiani residenti sull’isola continuando le ricerche sull’apporto italiano a Cuba del grande antropologo e musicologo Fernando Ortiz che era stato diplomatico in Italia. Per questo, Leal aveva molti amici ed estimatori pure qui da noi dov’era ospite sempre gradito e invitato da università e istituzioni culturali. Ascoltare le sue conferenze era un piacere.
L’opera meritoria di questo intellettuale cubano non si è mai interrotta. Né quando, dopo il 1989, l’eclissi del «socialismo reale» trascinò Cuba in una crisi economica senza precedenti, né quando il blocco economico statunitense venne inasprito fino al parossismo con le presidenze di Reagan, Bush e Trump.

LEAL HA SEMPRE TROVATO forme nuove per finanziare i suoi progetti. A un certo punto, s’inventò la società Habaguanex che gestiva in parte bar, ristoranti e alberghi dell’Avana vieja destinando percentuali dei ricavi all’opera di risanamento e di restauro. Al lavoro di storico, archeologo e urbanista, unì così anche quello di imprenditore in una economia socialista.
Sono tanti i discepoli di Leal, che da buon maestro ha trasmesso metodi di lavoro e stili di vita a molti giovani. Ma per un po’ il vuoto che lascia sarà davvero incolmabile.