Mai edizione dell’Eurovision Song Contest è stata sotto l’occhio mediatico e fatta oggetto di polemiche come quella appena conclusa. Come è noto, il divieto imposto agli spettatori di non entrare con simboli, ha impedito lo sventolio dei colori palestinesi. Divieto che non ha impedito nel corso della settimana, proteste organizzate a Malmö e perfino un «contro» festival. Alle polemiche si è aggiunta anche una selva di fischi ad accompagnare nel pomeriggio di sabato le prove di Eden Golan, la concorrente israeliana. Rinforzi della polizia sono arrivati da tutto il Paese, ma anche dalla Danimarca e dalla Norvegia per garantire la sicurezza dell’evento. Proteste contro la partecipazione israeliana in una città che ospita la più grande comunità di origine palestinese della Svezia.

EDEN GOLAN si è aggiudicata il biglietto per la finale – dove addirittura sarebbe favorita per la vittoria secondo un sondaggio reso noto per errore dalla Rai, con il brano Hurricane, la cui versione iniziale ha dovuto essere modificata perché ritenuta alludente all’attacco di Hamas del 7 ottobre. Durante le serate, seguite da decine di milioni di telespettatori in ventisei Paesi, nove partecipanti, sette dei quali in finale, hanno chiesto un cessate il fuoco duraturo a Gaza. Israele partecipa all’Eurovision, che ha vinto per la quarta volta nel 2018, dal 1973. Prima della semifinale, Netanyahu ha detto che Eden ha «già vinto», acclamandola in un videomessaggio per aver «affrontato con successo un’orribile ondata di antisemitismo».
Ma le proteste non si sono limitate alla Svezia, ieri un gruppo di manifestanti è entrato nella sede della televisione finlandese Yle a Pasila, Helsinki, chiedendo al network di boicottare la finale. I manifestanti affermano che Israele, grazie all’Eurovision, ha una vetrina «per ripulire la propria immagine».

PROTESTE anche dagli artisti: la cantante Alessandra Mele, che ha rappresentato la Norvegia all’Eurovision dello scorso anno, non ha annunciato i punti del Paese scandinavo durante la finale, in segno di protesta contro l’inclusione di Israele: «Unita dalla musica, il motto dell’Eurovision, è il motivo per cui faccio musica, ma in questo momento, quelle parole sono solo parole vuote. C’è un genocidio in corso e vi chiedo per favore di aprire gli occhi, di aprire il cuore». Finale con thrilling ma questa volta la partecipazione di Israele non è sotto i riflettori, perché è saltata la partecipazione dell’Olanda.
Joost Klein, il concorrente olandese all’Eurovision, è stato infatti squalificato dopo essere finito sotto inchiesta della polizia per intimidazioni nei confronti di una donna membro del team di produzione dello show.