Politica

Eurostop, gli «scontri» erano una fake news. Sospeso il diritto di manifestare

Eurostop, gli «scontri» erano una fake news. Sospeso il diritto di manifestare

Contro il vertice Ue Sfila da Testaccio a Bocca della verità il corteo "Eurostop". Lo spezzone più stigmatizzato circondato a Bocca della Verità in una città militarizzata e deserta. 122 manifestanti provenienti da Piemonte, Nord Est e Marche trattenuti per ore a Tor Cervara. Gli è stato negato il diritto di manifestare

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 26 marzo 2017

La sospensione del diritto di manifestare è stata dichiarata ieri a Roma, dentro e fuori il raccordo anulare. Una fortezza ampia decine di chilometri quadrati ha inglobato la Capitale per proteggere capi di stati e primi ministri europei asserragliati nel Campidoglio, dietro le grate e una quarantina di mezzi anti-sommossa schierati in massa in via Petroselli. Duemila persone sono state controllate, trenta i fogli di via che hanno colpito altrettanti manifestanti, sia al corteo del mattino «La nostra Europa», sia a quello del pomeriggio «Eurostop». In possesso dei manifestanti sarebbero stati trovati pericolose felpe con il cappuccio, kway, fumogeni.

Centoventidue persone sono state bloccate ai varchi di Roma Nord a bordo di pullman e auto e sono state trasferite alla questura di Tor Cervara con motivazioni pretestuose. Provenivano da Torino, dal Nord Est, dalla Toscana e dalle Marche e sono state trattenute per almeno sei ore. I manifestanti bloccati hanno organizzato un corteo di protesta in un parcheggio vuoto e assolato. In diretta telefonica con lo spezzone del corteo «Eurostop», aperto da una gigantesca bandiera con lo slogan «Generazione ingovernabile», uno degli attivisti ha denunciato la detenzione preventiva e selettiva, quello che nel decreto Minniti è stato definito «Daspo urbano». Dopo un’attesa di tre ore, solo grazie a una telefonata con il prefetto Mario Morcone, l’europarlamentare Eleonora Forenza è riuscita a entrare in un ufficio che è sembrato essere usato per l’identificazione dei migranti insieme a Nicoletta Dosio e al giornalista Checchino Antonini. Dopo le 19 erano trattenute ancora 24 persone, cinque rinchiuse dietro una vetrata chiusa per accertamenti. Avevano precedenti, ma nessuna condanna. A un manifestante è stato trovato un coltellino per tagliare il formaggio.

Sono questi gli elementi che hanno causato una sospensione dello stato di diritto e il divieto preventivo a manifestare, in una giornata che ha confermato la rappresentazione oligarchica di un’Unione Europea separata dai cittadini e che tratta il dissenso schierando 5 mila agenti e mezzi come in una guerra civile.

Il corteo «Eurostop», circa 5 mila persone, è partito da piazzale Ostiense con un paio d’ore di ritardo a causa del blocco preventivo dei manifestanti. Ha sfilato dentro Testaccio in un clima surreale, serrande abbassate, vetrine di banche sigillate, mentre qualcuno faceva capolino dalle persiane socchiuse. È questo il frutto della più clamorosa, e infondata, narrazione tossica degli ultimi tempi: quella su «scontri» animati da «black block» che, com’era prevedibile, non ci sono stati. Una manifestazione eterogenea, con posizioni che andavano dalla richiesta di uscita dell’Italia dall’Ue e dall’euro alla lotta contro sovranismi, populismi e nazionalismi, è riuscita a non scrivere la sceneggiatura già pronta condita da un allarmismo apocalittico criticato anche dal questore di Roma Guido Marino.

Il corteo si è snodato velocemente tra le stradine di Testaccio e, giunto sul lungo Tevere ha incontrato il primo schieramento di Carabinieri sul ponte Sublicio. Tre file di camionette e di uomini rivestiti di armature, caschi calati sul volto. Una volta defluita la testa del corteo, tra bandiere del sindacato di base Usb e quelle dei movimenti per la casa, in coda al corteo lo spezzone «generazione ingovernabile» ha indugiato per qualche minuto sul lungotevere Aventino. A quel punto si è creata una distanza di almeno cinque-seicento metri con il resto del corteo che già svoltava per Bocca della Verità verso il Circo Massimo. Lo spezzone di un migliaio di persone era immobile, non aveva alcuna intenzione offensiva, nessuno indossava caschi o foulard, e non ha tentato alcuna deviazione. Dietro i carabinieri del ponte Sublicio ostruivano la via di fuga.

All’improvviso, dalla curva del Circo Massimo, è spuntato un camion idrante seguito da due camionette e agenti in piena carica. Sul lungotevere si è avvicinato minaccioso un camion idrante e altri agenti con i manganelli. Un’operazione immotivata che ha circondato lo spezzone più stigmatizzato. La foga della carica ha spaventato manifestanti inermi che hanno provato a scappare per la salita di Vicolo di Rocca Savella inseguiti da agenti con caschi e manganelli. Un’operazione che ai presenti, e in diretta Tv, è sembrata del tutto gratuita. «Una provocazione» l’hanno definita i manifestanti. Che, invece, sono rimasti lucidi e fermi, mentre alcune persone – tra cui uno dei promotori di «Eurostop», Giorgio Cremaschi – si sedevano tra i mezzi blindati e i poliziotti per impedire le violenze contro i manifestanti. Alla fine i mezzi sono arretrati per centinaia di metri e lo spezzone è riuscito a entrare in piazza della Bocca della Verità presidiata centinaia di agenti in attesa dello scontro finale. Per la questura di Roma è stato «sventato un chiaro progetto di devastazione della città». Più probabilmente è stata sdoganata la presunzione di colpevolezza basata su suggestioni mediatiche e non fatti.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento