In ginocchio per protestare contro il razzismo. Gli Europei di calcio saranno ricordati anche per questo. Ha iniziato l’Inghilterra, che da un anno ha aderito alla campagna contro il razzismo nello sport e nella società riproponendo il gesto di Black Lives matter. Nella partita di esordio contro la Croazia, prima del fischio d’inizio i giocatori della Nazionale inglese hanno posato il ginocchio a terra, come gesto simbolico di protesta contro il razzismo, che ormai si respira a pieni polmoni nell’Europa del filo spinato e delle barriere. I calciatori della Nazionale croata sono rimasti in piedi e non hanno condiviso il gesto degli inglesi. La sorpresa è stata Daniele Orsato, giudice di gara designato dall’Uefa per l’incontro Inghilterra-Croazia del 13 giugno. L’arbitro italiano con coraggio si è unito al gesto di protesta dei calciatori inglesi posando il ginocchio a terra, sfidando anche le rigide direttive dell’Uefa emanate alla vigilia degli Europei: niente gesti politici. La Federcalcio italiana provvederà a premiare Orsato, oppure l’arbitro italiano sarà relegato a dirigere incontri di secondaria importanza per aver mischiato «calcio e politica»? A ignorare le raccomandazioni dell’Uefa sono stati anche i calciatori del Belgio, che guidati da Lukaku hanno riproposto a ogni partita il gesto di inginocchiarsi. Il campione belga anche nell’Inter quest’anno ha messo in atto più volte il gesto di protesta contro il razzismo, ma in occasione degli Europei è stata l’intera nazionale a fare proprio il simbolo di Black Lives matter.

LA FRANCIA DIVISA
Anche i calciatori della Nazionale francese, guidati da Mbappé, in occasione dell’amichevole del 2 giugno contro il Galles si sono inginocchiati, annunciando che lo avrebbero rifatto agli Europei, una decisione che ha generato divisioni in Francia. A dare l’assalto ai Blues è stata la destra più becera del Rassembrament national di Jordan Bardella e a seguire quella di Le Pen, sostenendo che non si può giocare nella Nazionale e accusare la Francia di razzismo. Nel tentativo di banalizzare il gesto di inginocchiarsi, che acquista ancor più valore se eseguito da campioni affermati a livello mondiale e perciò seguiti da milioni di tifosi, la destra francese sostiene che il movimento americano Black Lives matter è contro i metodi brutali e razzisti messi in atto dalla polizia degli Stati Uniti verso i cittadini afroamericani, mentre in Francia la polizia non si comporta in questo modo. È un tentativo abile di spostare la questione sulle forze dell’ordine, sviando l’attenzione dal razzismo palese che circola Oltralpe, come pure in Italia e nel resto d’Europa. Ai lepeniani si è aggiunta anche la destra moderata rappresentata da Nicolas Sarkozy. Il risultato di questa campagna è stato che la Nazionale francese ha rinunciato a inginocchiarsi. A sostenere il gesto dei Blues è stata la gauche francese, in particolare Manon Aubry, giovane eurodeputata di Sinistra Unitaria Europea (Gue/Ngl), che si è detta orgogliosa della sua nazionale di calcio multietnica e sensibile al tema della lotta al razzismo.

INDISCIPLINATI
La destra francese non è nuova a tentativi d’assalto ai Blues in nome della purezza etnica. Nel 1998 quando Zidane e compagni vinsero il mondiale, la destra guidata da Le Pen accusò la federcalcio francese di aver fatto giocare troppi calciatori che non rappresentavano i valori doc della Francia, in quanto figli di immigrati che vivevano nelle banlieue, insomma troppi calciatori neri e arabi, da Zidane a Thuram, non meritavano di indossare la maglia con il gallo. Anche ai mondiali del Sudafrica gli scarsi risultati furono attribuiti dalla destra «all’indisciplina da banlieue» che vigeva tra i calciatori della nazionale francese.
Se Mbappé e il franco-algerino Benzema insieme ai loro compagni, cedendo alle pressioni della destra per evitare polemiche, hanno rinunciato al gesto di inginocchiarsi in occasione della partita Francia-Germania disputatasi all’Allianz Arena di Monaco di Baviera, quasi a compenso di quella rinuncia, un altro gesto «politico» è piombato in campo due minuti prima dell’inizio della partita. Un attivista di Greenpeace è atterrato con un paracadute per protestare contro la Volkswagen, tra i principali sponsor degli Europei di calcio. Sul paracadute la scritta a caratteri cubitali «Kick out oil» (Fuori il petrolio).

L’ARCOBALENO
In risposta alla legge omofoba approvata in Ungheria da Orbán e allo striscione contro la comunità Lgbtq esposto alla Puskas Arena di Budapest dai tifosi ungheresi, il sindaco di Monaco di Baviera ha proposto di illuminare con i colori arcobaleno lo stadio, in occasione della partita Germania-Ungheria, ma il presidente dell’Uefa Ceferin ha detto «niente politica». Per Ungheria-Olanda, migliaia di tifosi nederlandesi hanno portato bandiere con i colori arcobaleni, ma sono state sequestrate all’ingresso dello stadio, nonostante il parere favorevole dell’Uefa.
Sulla scia razzista si è inserito l’attaccante dell’Austria Marko Arnautovic di origine serba che, durante Austria-Macedonia del Nord, ha rivolto insulti razzisti al calciatore Ezgjan Alioski di origini albanesi. Arnautovic è stato squalificato per un turno e ha saltato la partita contro l’Olanda. L’Uefa ha tenuto la mano leggera nei confronti dell’attacante austriaco, riconoscendo solo il tono «acceso» ma non razzista delle sue frasi, proferite dopo il suo gol del 3-1 nei confronti di Alionski.

NESSUNA POLITICA
In casa degli Azzurri, Belotti, Pessina, Bernardeschi, Toloi, Emerson e Palmieri si sono inginocchiati prima della partita contro il Galles, insieme ai calciatori avversari. La scelta dei cinque giocatori ha provocato divisioni e soprattutto ha sollecitato la scelta se inginocchiarsi tutti o no in occasione di Italia-Austria. All’interno della Federcalcio e della Nazionale è prevalsa la tattica all’italiana: non schierarsi. Meglio tenere separati la politica dal calcio. D’altronde Carlo Tavecchio, presidente della Federcalcio italiana in carica fino al 2017, fu sospeso per sei mesi dall’Uefa per frasi razziste. La Nazionale azzurra è il riflesso del Paese: l’Italia s’è destra.