Tra una settimana si comincia già a votare per le elezioni europee. Partono proprio i britannici, che non sono ancora riusciti a uscire dalla Ue ma che immaginano di farlo poco dopo le elezioni, ritirando immediatamente i loro 73 eurodeputati appena nominati. Giovedì 23 votano anche gli olandesi, il giorno dopo urne aperte in Irlanda e sabato 25 in Lettonia, Malta, Repubblica Ceca e Slovacchia. Tutti gli altri 21 stati votano domenica 26, come l’Italia, che però sarà l’ultima a chiudere i seggi alle 23.00. A quel punto della notte molte cose sull’esito delle elezioni europee 2019 saranno già note. Nei paesi che votano da giovedì a sabato (per eleggere nel complesso 158 europarlamentari, il 21% del totale) c’è un impegno a non rivelare fino a domenica sera i risultati degli scrutini, che in qualche caso (non nel Regno unito) saranno fatti immediatamente. Ma in passato questo impegno non sempre è stato rispettato e non è facile impedire la fuga di notizie. E ci saranno gli exit poll. Anche dove si vota domenica gli exit poll cominceranno a circolare appena chiusi i seggi, che significa in Belgio alle 16.00, in altri paesi alle 18.00 (ad esempio in Germania e in Grecia per via del fuso orario) in altrove ancora alle 20.00 (in Francia). In definitiva tra le otto e le nove di sera del 26 maggio circoleranno già le prime proiezioni del nuovo europarlamento, fatte in parte sui risultati acquisiti e in parte sugli exit poll e le prime proiezioni. E per quanto riguarda l’Italia sulla base della media dei sondaggi riconosciuti dall’europarlamento e diffusi prima della moratoria, che così dividono i 73 seggi italiani: 26 alla Lega, 18 al M5S, 16 al Pd, 8 a Forza Italia, 4 a Fratelli d’Italia e uno alla Svp.

In realtà gli eurodeputati italiani che saranno proclamati eletti sono 76, sulla base del decreto di assegnazione del numero dei seggi che è precedente alla decisione del Regno unito di rientrare in corsa. I 73 seggi inglesi infatti, una volta compiuta la Brexit, saranno in parte redistribuiti (27, tre dei quali all’Italia) e in parte cancellati visto che nel complesso gli eurodeputati diminuiranno da 751 a 705. Tre eurodeputati italiani resteranno senza diritto di voto fino all’uscita definitiva del Regno unito e precisamente gli ultimi degli eletti nelle circoscrizioni nord est, centro e sud.

L’unica regola generale per gli stati prevede il sistema elettorale proporzionale, all’interno di questa il nostro paese è uno dei pochi che ha mantenuto le circoscrizioni (che sono cinque), assieme a Belgio, Irlanda e Regno unito; la Francia le ha abolite recentemente. L’Italia è in minoranza anche per la soglia di sbarramento, che da noi è prevista a livello nazionale al 4% come in Austria e Svezia. La soglia è più bassa in Grecia – 3% – ed è più alta – 5% – in Belgio (a livello circoscrizionale), Francia e in tutto il blocco dell’est (Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Ungheria, Coazia). Negli altri 14 paesi non c’è alcuna soglia, se non una particolare e molto bassa a Cipro.
L’Italia è anche l’unico paese con la Grecia che prevede l’età minima di 25 anni per essere eletti, negli altri paesi basta la maggiore età o al massimo i 21 anni; Austria e Grecia hanno abbassato l’età per votare rispettivamente a 16 e 17 anni. In Italia si vota con le preferenze che è il sistema più diffuso, ma sono previste anche le liste bloccate (in Francia, Germania, Uk, Portogallo, Estonia, Ungheria e Romania), il voto singolo trasferibile e la possibilità, in Svezia, di aggiungere o sottrarre nomi dalla lista.

Proprio le diverse regole accelereranno o rallenteranno lo spoglio, dove non ci sono le preferenze è di solito più veloce. In alcuni paesi poi, come in Belgio, è possibile anche il voto elettronico che ha uno scrutinio immediato. I risultati italiani arriveranno per ultimi anche perché le circoscrizioni consentono il malcostume delle pluricandidature, bisognerà dunque attendere le opzioni di chi risulta eletto più volte. Infine in Italia resiste l’uso di candidarsi anche se incompatibili, come ha fatto Salvini che lo è doppiamente, come senatore e come ministro. Rinuncerà, ma intanto guida in tutte le circoscrizioni le liste della Lega per il parlamento di Bruxelles sottotitolate «Salvini premier». Europeo?