Forse si è trattato solo di una boutade estiva. Di certo, l’ipotesi di abbassare la soglia di sbarramento delle elezioni europee dal 4 al 3% trova il fermo no di Lega e Forza Italia. Eppure l’idea è circolata, non solo dalle parti di Sinistra italiana e Verdi che, con questa modifica, potrebbero ragionevolmente pensare di eleggere qualche europarlamentare. Ci ha pensato Fratelli d’Italia, magari per per mettere qualche bastone tra le ruote ai rumorosi alleati, lasciando così aperto uno spiraglio per le operazioni di Renzi che si candiderà con un nuovo marchio «Il Centro» e punta ai voti in uscita da Fi.

«Per noi il 3 o 4% non fa differenza – dice il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan -. Nel momento in cui venisse presentata una proposta in Parlamento formuleremo la nostra posizione, naturalmente confrontandoci con gli alleati». La Lega però tira subito il freno mano: «La modifica della legge elettorale non è una priorità, ma soprattutto è giusto che gli italiani scelgano i propri rappresentanti senza che ci siano aiutini». «In teoria – spiegano i leghisti- sarebbe più ragionevole alzare la soglia: consentirebbe di limitare la frammentazione politica».

Così anche Forza Italia: «Il 4% è una soglia corretta e non da modificare. Non esiste al tavolo del centrodestra alcun dibattito sull’argomento», spiega il capogruppo alla Camera Paolo Barelli. Maurizio Gasparri è ancora più netto: «Nessuno farà mai un regalo a Italia Viva, che comunque non arriverebbe neppure al 3%. Semmai bisogna alzare lo sbarramento al 5%». Prosegue Gasparri: «Se Renzi non ha voti nel paese, si rassegni e faccia più conferenze in Arabia Saudita». I renziani si chiamano fuori: «Non abbiamo paura del voto dei cittadini, la soglia deve restare al 4%», dice Raffaella Paita.

Gli unici che difendono l’ipotesi a viso aperto sono sinistra e verdi. «Le norme attuali escludono milioni di persone dalla rappresentanza nel Parlamento europeo, organismo sempre più centrale nelle vite dei nostri paesi. L’abbassamento della soglia è dunque una necessità democratica, o dobbiamo pensare che qualche forza politica ha paura del voto dei cittadini e delle cittadine? », attacca Filiberto Zaratti. Il Pd cerca di restare alla larga dalla querelle, ma il responsabile riforme Alessandro Alfieri è gelido: «I cambiamenti delle leggi elettorali per interessi particolari non hanno portato fortuna a nessuno. Consiglierei prudenza».

La maggioranza potrebbe discutere del tema nel vertice previsto per oggi. Dentro la maggioranza la proposta piace a Noi Moderati di Maurizio Lupi, che però non ha la forza per superare i no di Lega e Fi: «Non ne faremo una questione di lotta all’ultimo sangue». Contrario anche Calenda, l’unico degli ex partner del terzo polo a poter pensare di raggiungere il 4%: «Sotto una certa soglia il sistema politico si frammenta eccessivamente. Non credo che noi avremo bisogno di un abbassamento». Il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, Forza Italia, prova a chiudere la partita: «Il Parlamento ricomincia a lavorare e questo argomento non è all’ordine del giorno. Se qualcuno lo chiederà ne discuteremo, ma non ho ancora capito chi abbia la paternità di questa proposta. Per me la soglia deve restare al 4%».