Il primo ministro etiope Abiy Ahmed – candidato al Nobel per la pace l’anno scorso come campione del disgelo tra i Paesi del Corno d’Africa – (nella foto) è comparso ieri in tv, accigliato e inusualmente vestito in tuta mimetica, annunciando di aver sgominato un tentativo di golpe nella regione degli Amhara, la seconda etnia del paese. Il tentato colpo di Stato sarebbe stato orchestrato dal generale Asaminew Tsige, morto ieri per le ferite riportate nel corso di un conflitto a fuoco notturno con le forze di sicurezza sulla strada tra Bahir Dar e Gonder.

L’attacco al cuore del nuovo potere etiope risale a sabato scorso e il reticolo dei collegamenti – e quindi delle possibili ricadute politiche – non è ancora del tutto chiaro. Anche perché si tratta di due scene del crimine, due distinti assassinii compiuti in luoghi chiusi e lontani centinaia di chilometri – in una casa privata della capitale Addis Abeba e a Bahir Dar, città principale dello Stato degli Amhara. Secondo quanto riferito dalla portavoce del governo centrale, Billene Seyoum, nella notte tra sabato e domenica un commando guidato dal generale golpista Tsige ha fatto irruzione nelpalazzo della città di Bahir Dar dove si stava tenendo un incontro tra il governatore dello Stato, Ambachew Mekonnen – alleato di Ahmed – e il suo consigliere Ezez Wassie, entrambi freddati dagli spari. Poco più tardi nella sua residenza di Addis Abeba il capo di Stato maggiore, Seare Mekonnen, nominato un anno fa dallo stesso premier a capo dell’esercito etiope, veniva ucciso da una sua guardia del corpo mentre si intratteneva con un amico, il generale in pensione Gezai Abera. Nella sparatoria di sabato a Bahir Dar avrebbe perso la vita anche il procuratore generale dello Stato dell’Amhara, Migbaru Kebede.

In tutta l’Etiopia è stato dichiarata una giornata di lutto nazionale. Le connessioni internet sono rimaste quasi completamente bloccate e il premier Ahmed dagli schermi televisivi ha invitato i suoi concittadini a non dare comunque ascolto a informazioni non provenienti da fonti governative. In effetti su siti come borkena.com rimbalzano dubbi sulla ricostruzione ufficiale degli avvenimenti, ad esempio dando eco alle voci scettiche sulle motivazioni per cui il generale Tsige avrebbe dovuto guidare un golpe dopo essere stato rilasciato solo un anno fa per l’amnistia decretata dal nuovo governo, lui reduce da nove anni in cella per il tentato golpe contro il defunto dittatore Meles Zenawi.

Anche William Davison, senior analyst sull’Etiopia del centro di ricerche geopolitiche International Crisis Group, intervistato dal britannico The Guardian, si mantiene cauto nel collegare tra l’assassinio del generale Seare e la vicenda nell’Ahmara e su Twitter ricorda la storica rivalità etnica tra i leader degli Amhara e quelli del popolo del Tigray. Da quando Abyi Ahmed è andato al governo, come certifica l’Onu, le violenze etniche non sono diminuite, anzi. Ed è quindi possibile che il premier dell’unico governo per metà di donne dell’Africa abbia colto l’opportunità per un repulisti tra le forze speciali e tra i suoi oppositori.