«Sono il capitano della petroliera Maersk Etienne, battente bandiera danese. Il 4 agosto il centro di coordinamento del soccorso marittimo maltese mi ha chiesto di dirigermi verso un’imbarcazione in difficoltà. Ho immediatamente invertito la rotta». Inizia così il disperato appello che il comandante Volodymyr Yeroshkin ha rivolto ieri al governo di La Valletta e alle autorità europee per chiedere lo sbarco immediato dei 27 naufraghi intrappolati a bordo. Tra loro, un bambino e una donna incinta. Le sue parole sono raccolte in due video inviati al manifesto.

LA ETIENNE si trova da un mese a poche miglia nautiche dalle coste maltesi ma l’esecutivo guidato da Robert Abela, segretario del partito laburista, rifiuta l’autorizzazione allo sbarco. Neanche Salvini era arrivato a tanto: 31 giorni è il periodo più lungo di blocco di una nave in simili condizioni. Un caso da guinness dei primati.

ANCHE PERCHÉ la Maersk non è una compagnia a gestione familiare, ma un colosso commerciale fondato nel 1928, tra i più grandi armatori al mondo. Nel 2019 aveva 83mila dipendenti. Nel secondo trimestre di quest’anno, in piena pandemia, ha segnato un utile di 400 milioni di euro. Eppure, nonostante il numero di naufraghi sia estremamente limitato, Malta ripete come un disco rotto una sola sillaba: «No».

«PARLIAMO SOLTANTO di 27 persone. È incredibile. Il comportamento del governo maltese è contro la legge e qualsiasi forma di umanità. La Valletta sta lanciando un messaggio a tutte le compagnie di navigazione: non salvate i rifugiati», afferma Dietmar Köster, eurodeputato del Partito socialdemocratico tedesco (Spd). Insieme ad altri 28 deputati di Bruxelles – tra cui gli italiani Pietro Bartolo, Pierfrancesco Majorino e Massimiliano Smeriglio – ha scritto ad Abela e al suo ministro degli Interni Byron Camilleri.

LA MISSIVA è datata 28 agosto ma non ha avuto risposta. «È molto spiacevole», commenta Köster, che sottolinea come i paesi mediterranei non possano essere lasciati soli e sia necessaria una riforma del sistema di Dublino improntata alla solidarietà tra i paesi membri.

IL CENTRE SUISSE pour la défense des droits des migrants, Sea-Watch, Alarm Phone e Mediterranea hanno scritto ieri ai relatori speciali Onu Nils Melzer (tortura) e Felipe González Morales (diritti dei migranti) per chiedere un intervento urgente. A bordo la situazione è sempre più difficile: cibo e acqua sono agli sgoccioli e cresce il rischio di gesti disperati. «Qualche giorno fa un sopravvissuto ha minacciato di buttarsi in mare – racconta Yeroshkin in un secondo video – È stato difficile convincerlo che probabilmente sarebbe morto. Queste persone sono disperate. Hanno bisogno di sbarcare il prima possibile».