Il caso Eternit ritorna in tribunale. Finito con un nulla di fatto il primo processo, annullato in Cassazione, le aule del Palazzo di Giustizia di Torino si preparano nuovamente a ospitare i familiari delle vittime. Questa mattina si apre, infatti, l’udienza preliminare del procedimento Eternit bis, dove il magnate svizzero Stephan Schmidheiny dovrà rispondere di omicidio doloso per la morte di 258 persone, decedute, tra il 1989 e il 2014, a causa dalla diffusione d’amianto a Casale Monferrato (Alessandria) a Cavagnolo (Torino) e, in parte, a Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). Solo 68 sono ex lavoratori, gli altri sono cittadini residente nelle vicinanze dei quattro stabilimenti. Tutti luoghi dove di amianto si continua a morire: il picco è atteso tra il 2020 e il 2025.

Il reato di omicidio non si può prescrivere. Proprio i giudici della Corte di Cassazione, nelle motivazioni della sentenza, avevano sottolineato come le contestazioni mosse dalla Procura di Torino fossero più idonee a reggere altri reati, come le lesioni e l’omicidio. I pm, Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace, ipotizzano varie aggravanti quali i motivi abietti, la volontà di profitto e il mezzo insidioso (l’amianto). Schmidheiny, «nonostante sapesse della pericolosità dell’amianto», avrebbe «somministrato comunque fibre della sostanza».

Il primo processo, che ha avuto una rilevanza storica e mediatica (una causa con tre mila vittime), è stato capovolto in ultimo grado di giudizio: la condanna per l’imprenditore svizzero, ora in Costa Rica, confermata in appello è stata annullata dalla Corte Suprema. E, così, i risarcimenti civili. Questa volta l’impianto cambia. Se precedentemente l’accusa si era incentrata su un reato cosiddetto «collettivo», il disastro ambientale, nell’Eternit bis viene contestato a Schmidheiny l’omicidio volontario per ogni singolo caso di decesso per malattie amianto – correlate (soprattutto mesotelioma pleurico), in cui le indagini hanno consentito di evidenziare il nesso di causalità tra l’esposizione alle polveri liberate e la morte della vittima.

L’attesa è alta. All’alba da Casale Monferrato partono i pullman carichi di familiari. A Torino sono state allestite due maxi aule per ospitarli. Gran parte dell’udienza sarà dedicata alle richieste di costituzione di parte civile. Fra le carte, che la difesa potrebbe giocare, c’è quella della competenza territoriale e quella del «ne bis in idem», sostenere cioè che questo processo non va celebrato perché Schimdheiny è stato già prosciolto per prescrizione dall’accusa di disastro ambientale.

Cgil Cisl Uil Piemonte si sono costituite parte civile nel nuovo processo Eternit e garantiscono il patrocinio ai familiari delle vittime attraverso un pool di avvocati delle rispettive organizzazioni. «È la prosecuzione – sottolineano in una nota i segretari regionali Laura Seidita (Cgil), Marcello Maggio (Cisl) e Francesco Lo Grasso (Uil) – di un impegno profuso in tutti questi anni, a tutela dei lavoratori».

Manca all’appello lo Stato italiano: «Vogliamo ricordare – sostiene, infatti, l’Afeva (Associazione familiari vittime amianto) – l’impegno assunto dal presidente Renzi, durante gli incontri a Roma successivi alla vergognosa sentenza della Cassazione, di costituire questa volta anche lo Stato come parte civile al quale ribadiamo la nostra annosa richiesta di svolgere un ruolo attivo e di coordinamento al fine di attivare le iniziative occorrenti per ottenere giustizia, prima di tutto per le vittime, sia in sede penale che in sede civile».