Non è e non può essere come sei anni fa, quando iniziava – il 6 aprile 2009 – la prima udienza preliminare del maxi-processo Eternit, dichiarato prescritto lo scorso novembre. All’epoca il Tribunale di Torino si era riempito di persone, provenienti da tutta Europa, e di speranza. Nel corso degli anni, le vittime della fibra-killer sono aumentate (60 decessi l’anno nella sola Casale Monferrato) e diminuiti gli auspici di giustizia, dopo la contestata sentenza della Cassazione. Ieri, davanti al gup Federica Bompieri, si è aperta l’udienza preliminare del processo Eternit bis, in cui la procura di Torino contesta al magnate svizzero Stephan Schmidheiny l’omicidio volontario per la morte, per malattie correlate all’amianto, di 258 persone, tra operai e residenti, fino al 2014 nelle zone dove sorgevano gli stabilimenti Eternit in Italia. «Un processo – prova a rassicurare il pm Raffaele Guariniello – che non corre il rischio di prescrizione».

Da Casale è arrivato un pullman carico di familiari. «È dura ricominciare tutto dall’inizio, ma abbiamo fiducia», commenta Bruno Pesce, coordinatore della vertenza amianto. «La nostra lotta continua, non possiamo fare altrimenti», aggiunge Romana Blasotti, presidente uscente dell’Afeva. Lo scoramento è palpabile, ma il movimento resiste. «Siamo qui con determinazione e con forza di volontà. Speriamo che questa volta la giustizia e il diritto possano coincidere», sottolinea il sindaco della cittadina piemontese, Titti Palazzetti. Il Comune di Casale ha richiesto di costituirsi parte civile, così come alcune decine di parenti delle vittime, i sindacati (Cgil-Cisl-Uil regionali), le associazioni Afeva e Medicina Democratica, l’Inail.

Mancano ancora all’appello la presidenza del Consiglio, nonostante le promesse di Renzi ai familiari lo scorso autunno, e alcune Regioni interessate dalla presenza degli stabilimenti. «Ci sono 14 udienze preliminari, ci auguriamo – ha spiegato Nicola Pondrano, presidente del Fondo vittime dell’amianto ed ex operaio Eternit – che presto ci sia una convergenza del mondo istituzionale e politico al nostro fianco. Non possiamo permetterci di essere beffati anche questa volta: dunque, perché non mettere in campo, a partire dallo Stato, tutte le forze disponibili?». In serata è arrivata la conferma dal governatore Sergio Chiamparino che il Piemonte si costituirà parte civile. Silenzio, invece, da Palazzo Chigi.

La difesa di Schmidheiny è partita subito all’attacco, sostenendo come il processo Eternit bis «violi i diritti umani». L’accusa di omicidio volontario viene definita «assurda». E la Procura di Torino, nel promuoverla, starebbe, secondo Astolfo Di Amato (legale dell’imprenditore svizzero), «ignorando doppiamente il principio “ne bis in idem”, in quanto i fatti sono gli stessi del processo precedente». Guariniello, a margine dell’udienza, ha ribattuto: «È stata la stessa Cassazione a dirci che nel processo precedente si parlava solo del disastro ma non entrano in gioco gli omicidi. Questo ci ha dato un’ulteriore spinta per andare nella direzione di un nuovo processo con un nuovo capo d’accusa».

Il pm, insieme al collega Gianfranco Colace, contesta, inoltre le aggravanti di aver commesso il fatto per «mero fine di lucro» e «con mezzo insidioso», perché avrebbe omesso l’informazione a lavoratori e cittadini sui rischi e promosso una «sistematica e prolungata» opera di disinformazione. Guariniello ha poi concluso: «Il nostro Paese è l’unico in cui si fa un processo e questo è un vanto per la giustizia di tutta Italia. È un caso che può fare scuola anche in altri Paesi».
L’udienza preliminare è stata aggiornata a giovedì per permettere alla difesa di esaminare le carte relative alla numerose richieste di costituzione di parte civile.