L’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny è stato condannato a 12 anni di reclusione per omicidio colposo aggravato in violazione delle norme per la prevenzione sul lavoro nel processo Eternit bis.

Lo ha deciso la Corte d’Assise di Novara al termine di oltre 7 ore di camera di consiglio. Per lui l’accusa aveva chiesto l’ergastolo e l’isolamento diurno, le difese l’assoluzione perché il fatto non sussiste o, in subordine, non costituisce reato. Schmidheiny era accusato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di 392 persone decedute per amianto a Casale Monferrato e dintorni. L’imprenditore aveva gestito lo stabilimento Eternit di Casale dal 1976 al 1986.

Il verdetto chiude un percorso di 41 udienze che si sono svolte per due anni esatti, un percorso iniziato a seguito dell’annullamento della sentenza di condanna di Schmidheiny da parte della Cassazione nel 2014, perché il reato fu estinto per prescrizione maturata anteriormente alla sentenza di primo grado. Ma il danno è permanente: ancora oggi sono circa 35 i morti per mesotelioma ogni anno nel Casalese.