Marc Bloch sostiene che oggetto della storia sono gli esseri umani, in particolare i gruppi, piuttosto che i singoli individui. Tuttavia, la storia è stata principalmente scritta da coloro che avevano potere e legittimità per farlo, rendendo difficile recuperare le voci dei gruppi subalterni. I poveri, i marginali, gli analfabeti, gli schiavi, i bambini, i disabili e persino le donne hanno lasciato poche tracce scritte, poiché i ceti dirigenti si sono preoccupati di narrare il loro passato per legittimare il proprio potere. Questo rende complicata la stesura di una storia seriamente inclusiva.

A citare il grande storico francese è Marco Bartoli nel suo La forza dei fragili. Poveri ed esclusi nel Medioevo (Carocci, pp. 144, euro 12) che appunto ha come scopo il ridare una voce a coloro che ne hanno sempre avuta poca, esaminando vari gruppi vulnerabili nell’Europa occidentale dal VI al XV secolo. L’interesse per questi gruppi emarginati è relativamente recente. Ad esempio, in Italia, le donne hanno ottenuto il diritto di voto solo nel 1946, e la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità è stata ratificata solo nel 2008. Questi sviluppi hanno coinciso con una maggiore attenzione accademica verso la disabilità e la marginalità.

NONOSTANTE QUESTO, ci dice Bartoli, è necessario provare a non proiettare situazioni del nostro passato recente su quello remoto. Cita la scoperta di una sepoltura scoperta in una grotta in Calabria (Grotte del Romito), risalente a diecimila anni fa, nota come Romito 1-2. Si tratta di una sepoltura bisoma (due inumati nella stessa fossa) nella quale due individui, una donna adulta e un ragazzo di 15-20 anni, giacciono accostati, con la testa di Romito 2 appoggiata sulla spalla di Romito 1 che lo cinge col braccio sinistro. Romito 2 era affetto da nanismo, ma la tomba composta con un elemento affettivo e con tracce di corredo funerario mostra cura e attenzione, e nonostante la giovane età e la condizione, indica che fu curato e onorato alla sua morte. Vulnerabilità e fragilità si possono e si devono inquadrare storicamente, e il libro di Marco Bartoli ci aiuta a farlo, individuando con rapidi cenni quali erano le categorie investite da queste condizioni.

Per fare delle buone sintesi bisogna conoscere a fondo ciò di cui si parla, ed è il caso di questo libro che parte dall’antichità classica e dalla tradizione biblica per mostrare le forti discontinuità del mondo medievale cristiano rispetto a quanto l’aveva preceduto.

Nella seconda parte, intitolata «Una società povera», si sottolinea come la crisi dei primi secoli, e come i flagelli medievali abbiano inciso sulla vita di tre categorie: i bambini, le donne, i disabili. Con la terza parte incontriamo la «madre di tutte le esclusioni», ossia la guerra, con la creazione di uniidea dell’«altro» che è estraneo e potenzialmente nemico: i musulmani, gli ebrei, ma anche i lebbrosi.
Infine, la società urbana con i suoi cambiamenti e i nuovi problemi che sorgono, come i dissensi religiosi: qui è la categoria degli eretici a emergere come la più importante. L’urbanizzazione portò nuovi problemi sociali, con la proliferazione di mendicanti, bambini di strada, prostitute, delinquenti e malati.

LE RISPOSTE a queste nuove realtà furono doppie: da un lato, un’ondata di carità cristiana, dall’altro, la creazione di istituzioni specifiche per gestire e controllare i marginali, come ospedali, orfanotrofi, case di tolleranza e prigioni, che dall’età moderna fino alla contemporanea daranno assetti nuovi, spesso spietati, alla gestione della miseria e della fragilità.