Il 26° anniversario dell’indipendenza ucraina a Kiev è stato funestato ieri pomeriggio da una esplosione nei pressi del palazzo dove si riunisce il Consiglio dei ministri ucraino che ha provocato 3 feriti. Anche se, nel momento in cui scriviamo, non è stato confermato che si sia trattato di un attentato e non un atto di «teppismo» come sostenuto in un primo momento, il segretario per la Sicurezza nazionale ucraina, ha dichiarato sul primo canale televisivo nazionale Otu che «non escludiamo che si stesse pianificando un attentato. La polizia e i servizi di sicurezza stanno valutando la matrice del delitto e sono alla ricerca dei terroristi».

Un’ipotesi che ha preso maggior corpo quando in serata l’agenzia russa Interfax ha comunicato che i tre feriti sarebbero «la moglie, la suocera e un amico del capitano dell’esercito ucraino Valery Chibineev, attualmente in forza nel teatro di guerra del Donbass».

La festività era iniziata per il governo Poroshenko nei migliori dei modi. Subito dopo essere atterrato a Kiev, per partecipare alle celebrazioni, il ministro della Difesa Usa James Mattis aveva confermato che gli americani forniranno macchinari e attrezzature militari all’esercito ucraino per un valore di 175 milioni di dollari. Ma si tratterebbe sono di un antipasto.

Gli Usa sarebbero pronti a fornire a breve all’aeronautica ucraina caccia e droni di produzione americana. «Ho visto, ho fatto le mie valutazioni e garantisco che farò le necessarie raccomandazioni alla presidenza al mio ritorno», ha dichiarato Mattis dopo aver visitato una base aeronautica nei pressi di Kiev. La Russia ha subito replicato per bocca del presidente per gli Affari esteri della Duma che: «La consegna di armi americane all’Ucraina è improbabile che contribuisca alla pace nel Donbass». E ha concluso che «gli Usa come già ai tempi di Obama non sono interessati alla pace in Ucraina».

Nel pomeriggio a Kiev si è poi tenuta la tradizionale parata militare su viale Kreshatik. Le novità di quest’anno sono state due, di non poco conto. La prima, la partecipazione alla parata di 250 soldati della Nato, malgrado l’Ucraina non faccia parte della Alleanza anche se alcune settimane fa ne ha chiesto l’adesione.

E la seconda, la presenza sul palco d’onore come invitati oltre che di Mattis dei ministri della Difesa di Gran Bretagna, Polonia, Montenegro, Turchia e paesi baltici. A nessuno è sfuggito l’estensione dell’invito ai paesi europei dell’«asse franco-tedesco», sin da subito dubbiosi dell’incorporamento nella Nato del paese slavo e che hanno manifestato forti dubbi anche sulla unilaterale scelta americana di fornire armi al governo Poroshenko.

A completare una giornata carica di tensione è arrivata anche la decisione di Kiev di introdurre il visto di ingresso per i cittadini russi. Una scelta definita ada Marija Zacharova, portavoce del Cremlino, «incomprensibile e che rischia di allentare ancora di più legami tra i due popoli fratelli».