Dopo Sebastopoli e Odessa, città letterarie divenute nel tempo simboli dei capolavori della scrittura russa (Tolstoj e Babel), è arrivato il turno di Poltava. Nei pressi della cittadina ucraina lo zar Pietro il Grande sconfisse Carlo XII di Svezia, consacrando il proprio nome nella storia russa (e ucraina) come grande combattente. Era il 1709.
Ieri Poltava è invece tornata sui media mondiali, perché è esploso il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod, costruito a metà anni degli anni 80. Il gasdotto colpito aveva e avrebbe la funzione primaria di portare il gas dalla Siberia occidentale alla Slovacchia, in Europa.
Nella zona di Poltava, dove è avvenuta l’esplosione, non ci sono combattimenti e si potrebbe trattare di un incidente, come hanno specificato le agenzie, mentre una fonte della polizia ucraina sentita dall’agenzia Interfax non ha comunque escluso l’ipotesi del sabotaggio. Una possibilità presa subito in considerazione dal governo di Majdan, che ha accusato i «terroristi» di aver compiuto un’azione tesa a destabilizzare il paese e le sue relazioni con l’Unione europea, proprio nel giorno in cui Bruxelles ha staccato il primo assegno da 500 milioni di dollari per aiutare il paese. «Il sabotaggio del gasdotto esploso nella regione di Poltava – ha scritto il ministro dell’interno ucraino, Avakov – è un ennesimo tentativo della Russia di screditare l’Ucraina come partner nel settore del gas». Non a caso, forse, l’attentato, o incidente, è avvenuto il giorno dopo l’annuncio di Gazprom di tagliare il gas a Kiev, a seguito del mancato pagamento del credito con Mosca (4,5 miliardi di euro). In una nota diffusa dal ministero dell’interno ucraino, si legge che a proposito del gasdotto, «vengono esaminate varie ipotesi e quella principale è che si tratti di un atto terroristico».
Secondo le testimonianze degli abitanti del luogo – prosegue Avakov – «poco prima dell’esplosione si sono uditi due forti botti, il che può far pensare a un atto premeditato». Nel corso della giornata si sono poi rincorse voci circa la condizione del gasdotto, fino ad una nuova nota del ministero dell’interno ucraino, secondo il quale «l’incendio deve ancora essere spento, le valvole su entrambi i lati del confine sono state chiuse e gli inquirenti si stanno recanto sul luogo dell’incidente».
L’incidente conferma che la situazione in Ucraina è sempre più instabile, nonostante i tentativi di normalizzazione operati da Poroshenko, che ieri ha nominato un «inviato di pace» – Irina Gherashenko, parlamentare del partito «Udar» dell’ex pugile Vitali Klitschko – per le zone orientali dell’Ucraina, allo scopo di creare uno spiraglio, anche minimo, di dialogo con i ribelli del Donbass.
Infine una notizia oscurata dall’episodio del gasdotto: il giornalista russo della televisione di stato Rossiya 24 Igor Kornelyuk è morto durante un intervento chirurgico d’urgenza in un ospedale di Lugansk dopo essere stato colpito da un colpo di mortaio (come accaduto all’italiano Andrea Rocchelli). Non ci sono invece novità, mentre scriviamo, sulle condizioni del tecnico del suono Anton Voloshin che lavorava nella troupe di Kornelyuk e che sarebbe rimasto gravemente ferito nell’attacco. La Russia ha chiesto formalmente all’Ucraina l’apertura di un’inchiesta sulla morte di Kornelyuk, come del resto fatto dall’Italia per Rocchelli, senza aver ottenuto al momento alcuna risposta pubblica.