L’Unione europea è quella del tendone di piazza Klafthmonos, dove Syriza ha chiamato a raccolta i suoi sostenitori. Pieno all’inverosimile, caldo quasi insopportabile, pochi istanti prima delle 7 ore locale la tensione si taglia con il coltello: facce concentrate, cenni di incoraggiamento reciproco. Poi l’annuncio degli exit polls, e ci si scioglie in un abbraccio collettivo.

Greci, tedeschi, spagnoli, francesi, inglesi, italiani, e chissà da quante altre parti del Vecchio continente: un enorme, corale urlo di gioia cancella l’ansia e la fatica. Ora si può festeggiare. Esiste un’altra Europa, è quella che si è data appuntamento qui, nel centro di Atene.

«Questo è uno di quei momenti in cui si dimostra che anche i piccoli possono fare la storia, possono cambiare il mondo» ci dice subito, tra lacrime di gioia, Raffaella Bolini, l’infaticabile organizzatrice della Brigata Kalimera e di mille altre avventure politiche internazionali. «C’è chi ha ironizzato sul nostro viaggio per criticarci, ma noi siamo venuti a immergerci nella realtà greca: non torneremo in Italia uguali a come eravamo alla partenza, perché questa esperienza ci ha davvero arricchiti», afferma una raggiante Rosa Rinaldi, tra le principali artefici del «miracolo» della fondamentale raccolta firme in Valle d’Aosta per la lista delle europee. «Ora la speranza si materializza: vale per i greci, ma vale anche per noi, perché Syriza al governo ad Atene significa una rivoluzione democratica per l’intera Europa. Persino il nostro pusillanime premier Matteo Renzi potrà ora avere più margini di manovra nei confronti dei partner continentali, e a noi a sinistra spetta il compito di costruire una vera alternativa di società: senza copiare modelli di altri Paesi, ma cogliendo la straordinaria occasione di questo momento», conclude Rinaldi.

«Il messaggio di domenica sera – riflette Maso Notarianni, anima dell’Altra Europa a Milano – è che nella sinistra italiana dobbiamo finalmente abbandonare un atteggiamento minoritario ancora troppo diffuso: qui in Grecia ci dimostrano che si può fare. Bisogna essere convinti che un’utopia può diventare realtà».

La soddisfazione in piazza Klafthmonos è ovviamente di tutti, indipendentemente dalla nazionalità.

Ciascuno ha però un compito diverso nel proprio Paese.

In Spagna lo scenario politico più simile a quello greco: «La svolta nella politica europea è possibile. La sfida per noi è prendere ad esempio Syriza e mettere da parte personalismi o divisioni infondate, concentrandoci nella cosa più importante, che è unire le forze», ragiona Alberto Garzón, il nuovo (e giovane) leader di Izquierda unida.

Il messaggio che invia dal tendone ateniese è diretto a Podemos, che finora nicchia sulla possibilità di costruire un cartello unitario alle elezioni di autunno.

Parole simili da Enest Urtasun, brillante eurodeputato della sinistra ecologista catalana, «pontiere» fra i Verdi e il gruppo del Gue (Sinistra unitaria europea) nel parlamento di Strasburgo: «La scelta giusta è quella fatta a Barcellona per le prossime municipali: lista unitaria di tutti quelli che si battono contro l’austerità».

Di diverso avviso è l’attivista di Podemos Ramón Arana: «non voglio alleanze con i partiti del ‘vecchio sistema’, ma parlo a titolo personale». Pensionato 64enne, Ramón è venuto ad Atene da Madrid «per assistere alla presa della Bastiglia del ventunesimo secolo».

I tedeschi della Linke – muniti di cartelli inequivocabili: «La nuova Europa comincia in Grecia» – usano toni meno enfatici, ma la sostanza è la stessa: niente potrà essere più come prima. «La cancelliera Angela Merkel dice sempre che non ci sono alternative alle attuali politiche, ma la vittoria di Syriza mostra che è falso» ci dice Katharina Dahme della direzione nazionale del partito. «Il nostro compito sarà mostrare ai cittadini del nostro Paese che la politica del nuovo governo di Atene non sarà solo nell’interesse dei greci, ma anche dei lavoratori in Germania, che hanno bisogno di salari più alti e di una politica sociale differente», conclude la dirigente del principale partito dell’opposizione tedesca.