Una deflagrazione improvvisa, deleteria, che in una manciata di secondi ha falciato tre vite. L’incidente si è verificato, ieri, allo stabilimento Esplodenti Sabino di Casalbordino, in provincia di Chieti. Si tratta di una storica azienda d’Abruzzo che opera nel campo degli esplosivi e che si occupa anche di demilitarizzazione di bombe di aereo, sistemi d’arma, razzi e mine navali; recupero, trasporto, smaltimento e distruzione di esplosivi e munizioni; bonifiche di terreni da ordigni bellici. «Stavano movimentando artifizi, contenenti sostanze e miscele esplosive leggere, quando c’è stato lo scoppio. Inspiegabile – dice Gianluca Salvatore, uno dei titolari e legale rappresentante della società -. Non riusciamo a capire che è successo. Non era in atto alcuna lavorazione. Stavano effettuando degli spostamenti. E’ una tragedia immane…».

Le vittime sono Paolo Pepe, 45 anni, di Pollutri; Carlo Spinelli, 54 anni, di Casalbordino e Nicola Colameo, di Guilmi, di 46 anni. Non hanno avuto scampo. Non sono servite le ambulanze partite, a sirene spiegate, dai vari ospedali della provincia e neppure l’elicottero del 118. Sono saltati in aria e uccisi. Neanche il tempo di rendersi conto di quel che stava capitando e di provare a chiedere aiuto. «Padri di famiglia… Che dramma… – ripete Salvatore, che spiega -. Erano in corso operazioni ordinarie… Da noi l’attenzione è altissima. Sono scattati tutti i protocolli che la legge prevede. Per questo è arrivato l’Esercito, con gli artificieri, che cercheranno la causa del disastro». Saranno al lavoro da questa mattina.

Il dramma si è consumato nel primo pomeriggio, subito dopo pranzo. Vista la tremenda esplosione si era temuto un bilancio peggiore. E, attivati i soccorsi, per precauzione, in una situazione di allerta rossa, sono scattati i veti. Chiusa per un tratto, per ore, la statale 16, ai cui margini si trova la fabbrica, che conta una settantina di dipendenti. Posti di blocco delle forze dell’ordine ovunque. Stop ai treni: è stato sospeso il traffico ferroviario sulla linea Pescara-Foggia, tra Fossacesia e Porto di Vasto. Evacuati un albergo e un grande distributore di benzina nei paraggi, dal quale sono stati fatti andare via molti tir che operano della vicina zona industriale. Il prefetto di Chieti, Armando Forgione, ha convocato una video riunione urgente del centro di Coordinamento dei soccorsi per affrontare l’emergenza.

Chiamati in causa Regione Abruzzo, Provincia di Chieti, questura, carabinieri, guardia di finanza, vigili del fuoco, polizia stradale, Asl di Chieti, Arta, Ferrovie, il concessionario della A14 e l’Anas. Sul luogo della sciagura, che con tutta probabilità ricade sotto le norme della Legge Seveso 3, che ne fa obiettivo sensibile e quindi di particolare delicatezza, sono in corso indagini. La Procura di Vasto si è attivata per aprire un fascicolo sull’accaduto, perché è necessario ricostruire fatti e responsabilità. Le salme sono rimaste lì: saranno traslate solo oggi, dopo che i vigili del fuoco daranno il via agli artificieri per l’ingresso nella zona. «Siamo distrutti – dichiara il sindaco di Casalbordino, Filippo Marinucci – Qui parliamo di una azienda che fa della sicurezza il punto principe ma che purtroppo ha anche l’incidente dietro l’angolo. Parliamo di una fabbrica grande venti ettari e dunque vasta, e con un’alta incidenza di pericolosità. Parliamo di una realtà che smaltisce materiale bellico e rende innocue bombe e mine che arrivano da tutta Italia. Si va a detonare gli ordigni bellici recuperando le polveri che vengono bruciate. Mi hanno riferito che tutto è successo nei pressi dell’altoforno e che i tre operai deceduti erano impegnati nello smaltimento di polveri. Sul resto bisognerà far luce…».

Infortuni e morti alla Esplodenti ci sono stati anche in passato. Nel 1992 Bruno Molisani, che aveva 48 anni, saltò in aria per colpa di una spoletta.

Due i feriti gravi in una esplosione avvenuta nel 2009 e uno degli operai riportò ustioni di secondo e terzo grado sul 70 per cento del corpo. Nel 2015 nella sede di Noceto (Parma) altri due operai hanno avuto fratture e ferite gravi a seguito di uno scoppio.