Disarticolare il linguaggio per riappropriarsene con spirito ironico e iconoclasta, sconfinare in spazi non preordinati allo scopo, scegliere la commistione e l’improbabilità. Le s-ragioni dell’avanguardia sono ancora propulsive per il gruppo bolognese Xing e le ultime due uscite, il quaderno Live Arts Week X e il disco Postfantamusicologia di Giampiero Cane e Daniela Cattivelli dimostrano la non sclerotizzazione di questa realtà, lo spirito vitale e affermativo della proposta dopo venti e più anni di attività.
«Dopo nove edizioni della Settimana delle Arti dal Vivo, e nove quaderni di considerazioni che ne hanno accompagnato la ricerca in evoluzione pubblicandone le premesse, quest’anno si è scelto di scriverne a posteriori» recita l’introduzione del quaderno, un precipitato del festival che si è svolto lo scorso giugno in cui gli artisti e le artiste invitate (tra cui Cristina Rizzo, Kinkaleri, Jacopo Benassi, Invernomuto e altri che citeremo più avanti) hanno lasciato un segno legato ad un evento che si è svolto con modalità piuttosto anomale. Un prato incolto e non addomesticato, situato lungo il Reno e lontano dal centro di Bologna, è stato l’ambiente in cui gli interventi artistici hanno preso forma senza alcun palco né linea di demarcazione, secondo tempistiche non rigide, dopo il calar del sole. Nessun biglietto, nessun posto assegnato. Un esperimento quello di Peng X – questo il titolo dell’edizione, dove Gianni Peng è una sorta di idolo benaugurante, entità sotto la cui egida si è svolto questo ciclo decennale – che non poteva non stimolare riflessioni a loro volta anomale, visionarie, aperte alle forze caotiche.

L’INTERVENTO di Paolo Gabriotti ripercorre quelle torride giornate, incentrandosi sul concetto di dépense e e di sparizione del pubblico come entità: «C’è un’occasione: non essere legate ai numeri, poter essere improduttivi, non sarà richiesta una performance alla performance»; gli Zapruder scrivono sul concetto di set che tanto rimanda all’esperienza onirica: «Dal set nascono le immagini. Il set non è un’immagine così come la sceneggiatura non è un romanzo. Il set e la sceneggiatura sono invece macchine di produzione di immagini, di mitologie a partire da un’origine di cui nessuno potrà più farne esperienza» e ancora Michele di Stefano coglie nel segno restituendo un’atmosfera precisa: «Pazienza se perderai qualcosa ma intanto niente sembra urgere veramente qui, l’urgente sta tutto altrove, qui c’è la scomparsa di ogni allarme e di ogni annuncio».
Dalla Live Arts Week – che dal prossimo anno dovrebbe rinnovarsi con un nuovo ciclo – passiamo alla serie di vinili d’artista che Xing sta pubblicando dallo scorso anno con l’etichetta Xong. Il concetto è quello di un’espansione del campo performativo e Postfantamusicologia di Giampiero Cane e Daniela Cattivelli ne è un esempio ideale, spoken word mosso dal gioco delle assonanze e delle associazioni caro ad un poeta come Gherasim Luca, con un accompagnamento da live set elettronico a cura di Cattivelli.

IL CRITICO musicale, professore, storico collaboratore di queste pagine Giampiero Cane recita un testo dove immagina un’ideale allunaggio, «la luna vista dalla luna sembrava una luna con un occhio ammaccato: una voce ripeteva Maledetto Méliès», un flusso in cui confluiscono esperienze reali e irreali, personali e non. Sono accostamenti che spalancano mondi, insieme ai depositati della coscienza del musicologo («le mie pagine non sono scritte, tacciono per non essere sciocche»), parole che esistono come nuclei indipendenti e allo stesso tempo come testimoni della stratificazione culturale in cui sono immerse. E ad un’interrogazione sullo statuto di esistenza della parola sarà dedicata la prossima uscita di Xong, un disco che prende le mosse dalla performance-installazione Il terzo Reich di Romeo Castellucci e Scott Gibbons.