La lunga tavola è pronta per la cena di saluto prima delle vacanze. Amici, figli e nipoti dei coabitanti del cohousing arrivano da ogni dove. Siamo tre generazioni, zanzare, mezza luna che sorride in attesa del fresco della notte. Vino ghiacciato, verdure di cento orti, buon formaggio del Pier e torte vegane di Olga aprono ai racconti. I capelli bianchi, in pensione, ricordano una vita di lavoro stabile nella scuola, in fabbrica, nei luoghi di cura, di lotta sociale e ricerca: il senso di un mondo migliore. Per i giovani c’è la fila con contratti precari per posto fisso, chissà quando. Ma c’è anche altro. Ada e Raul sono artisti di strada. Ai semafori lui fa volare in cielo birilli e lei enormi bolle di sapone. Online si prenotano le loro «composizioni d’arte» per feste e cerimonie. Sempre online Ugo e Zeno «ritornanti» della montagna, offrono formaggi, marmellate e miele. Eliana, all’estero, guadagna con un sito di appoggio per donne espatriate: informazioni su casa e lavoro. Manlio collabora per corsi online di lingue e Valentina per corsi di laurea. Ecco la nuova economia: la «Sharing economy». Nel libro: «Rispondere alla crisi» (Verona 2017) Michele Spanò ed Alessandra Quarta curano la raccolta di interventi ad un convegno del 2015 all’Università di Torino su crisi economica e del welfare. La crisi obbliga a rivedere il legame sociale fuori da pubblico-privato, stato-mercato. Sul Web oltre che dati e informazioni girano oggi anche risorse e competenze. La Sharing Economy indica condivisione di beni e servizi, da parte di privati che si auto-organizzano, mediata da enti che gestiscono piattaforme digitali dove domanda e offerta si incontrano. In essa ci sono novità. Il consumo, sino ad ora etico o critico, diventa «collaborativo», e la comunità entro cui avviene fabbrica di legame sociale. Lo scambio si emancipa dalla logica della compravendita, valorizza la cooperazione dove la moneta circola e non è accumulata. Gli attori dello scambio consumano, ma possono produrre. Dal libro si evidenzia anche che questa economia non è uscita dal capitalismo, ma si sviluppa con nuove strategie del suo conflitto, fuori dalla relazione salariale. Traggono profitto i proprietari delle piattaforme con commissioni richieste per lo scambio e vendita di pubblicità. Il dubbio è che si tratti di una nuova forma di socializzazione di povertà. Dopo cena il sonno accarezza i piccoli, ma ne vedo tre impauriti, su una panchina. Confabulano protezione di papà forti e magie di mamme. «Che succede bambini?». «Questa sera è troppo buiosa» sussurrano, e si tengono stretti stretti per mano, in questa metamorfosi del mondo.