A bocca asciutta. Nella scelta su a chi affidare presidenze e vicepresidenze delle 20 commissioni più 2 subcommissioni dell’Europarlamento, i partiti sovranisti e di estrema destra sono rimasti fuori. Nessun incarico, neanche puramente onorifico, né per il gruppo di cui fa parte Fratelli d’Italia chiamato «Conservatori e Riformisti», né per quello dove siedono insieme gli eurodeputati della Lega insieme al Rassemblement National di Marine Le Pen («Identità e democrazia»). E nessuna «poltrona» anche per i 14 eletti del Movimento Cinquestelle, che per ora non hanno neanche un gruppo e quindi alleati.

Secondo il «manuale Cencelli di Strasburgo», cioè il sistema studiato a metà Ottocento dal giurista belga Victor d’Hondt, utilizzato per la ripartizione di posti in base ai seggi nei sistemi proporzionali, il gruppo «identitario» con i suoi 73 scranni (di cui 29 leghisti) rappresenta un quinto dell’Aula e quindi avrebbe in teoria “diritto” a due presidenze di commissione. Invece ieri è scattato un cordone sanitario anti sovranisti ed euroscettici. E così, dopo l’elezione di David Sassoli alla presidenza dell’Aula, ne ha beneficiato in visibilità il Pd, al quale sono state assegnate 5 vice presidenze: Caterina Chinnici al controllo dei bilanci, Patrizia Toia all’industria, Giuseppe Ferrandino alla pesca, e il medico lampedusano Pietro Bartolo alle libertà civili. Più una presidenza: Roberto Gualtieri ai problemi economici e monetari. Tra gli italiani anche Antonio Tajani di Forza Italia agli affari costituzionali (presidente) e Raffaele Stancarelli alla commissione giuridica (Fratelli d’Italia).

La «dieta» delle nomine potrebbe spingere,martedì gli europarlamentari di Lega e M5S a esprimersi, per uscire dall’isolamento, a favore della candidata alla presidenza della Commissione Ursula von der Leyen che è ancora a caccia di un centinaio di voti per ottenere la maggioranza assoluta di 374 sì. Il favore dei popolari a lei che è Cdu è abbastanza scontato, anche se non era una spitzenkandidat, cioè indicata prima del voto, e obtorto collo anche i liberali dovrebbero appoggiarla. Molto restii sono i socialisti, incluso Calenda che si è detto «deluso», nettamente contrari i Verdi e i 41 della sinistra (Gue-Ngl).