Ancora non è un allarme ma presto potrebbe diventarlo. Con l’allargamento delle maglie per effettuare i tamponi, nelle regioni si moltiplicano i laboratori che offrono la possibilità di fare il test di positività al Covid 19. Ma non sempre si tratta di un servizio serio. Ieri la Lombardia ha annunciato che il numero dei suoi centri abilitati sale a 31. Agli antipodi la Regione Lazio, almeno per ora. Le offerte di test in strutture private cominciano ad arrivare ai cittadini – ce n’è che offrono il servizio a casa per 150 euro – ma fin qui non sono bollinate dal sistema pubblico. Così ieri il segretario Pd, nella sua veste di presidente della regione, ha messo in guardia dalle truffe. «Invito a segnalare alle forze dell’ordine e alle procure chi fa tamponi non autorizzati».

In altre regioni è possibile. Nel Lazio no, per ora neanche nelle strutture accreditate. «Non è semplice. Il test va validato dal laboratorio dell’Ospedale Spallanzani, e al momento nessun laboratorio privato ha avuto tale validazione», spiega Alessio D’Amato, l’assessore della sanità regionale che lavora ventre a terra ininterrottamente da quel 30 gennaio in cui allo Spallanzani di Roma furono ricoverati i primi due contagiati in Italia, una coppia di turisti cinesi (poi guariti). In questi mesi l’assessore ha evitato la sovraesposizione dei suoi colleghi del nord, e ha scelto la linea della massima prudenza sugli annunci, cosa che per lo più lo ha messo al riparo da flop e scivoloni. Ora la in regione ci 560 posti di rianimazione ordinari a cui se ne stanno per aggiungere 500 dedicati al Covid-19, a fronte di 2mila posti letto ordinari dedicati, tra Malattie Infettive e pneumologia. E così ieri la sanità del Lazio, nonostante l’emergenza, è stata ha accettato la richiesta di accogliere due pazienti provenienti dalla Lombardia, rispettivamente Como e Milano.

Quanto ai laboratori privati, in questa regione, D’Amato è severo: «Chi lo fa sta lucrando sulle disgrazie. I cittadini stiano attenti, non devono spendere cifre per esami non validati scientificamente. In momenti gravi come questi lo Stato se ne deve fare carico e nessun privato, a Roma o nel Lazio è stato validato dallo Spallanzani».

Una scelta, quella dei test effettuati dai privati, che il ministero della salute non ha espressamente vietato, per dare la possibilità di decongestionare i centri pubblici delle tre regioni del Nord, ingolfati e sotto pressione. E per tagliare i tempi di attesa per i cittadini che debbono sottoporsi a tampone. Ma il rischio è che, in un’apertura precipitosa interpretata diversamente in ciascuna regione, i parametri di riferimento dei test non siano sempre compatibili con quelli del servizio nazionale e dell’ospedale che poi dovesse materialmente prendere in carico il malato.