«Ci vuole culo a nascere nel posto giusto». E non è il caso di Simone, Cristian, Tommaso e Dario, ragazzini delle medie che scorrazzano, sfrontati, squattrinati e ribelli, nelle strade di un quartiere popolare di Piombino tra il lungomare e le ciminiere dell’acciaieria. Sono gli «eroi di carta», come Pavese chiamava i giovani al centro della narrativa del XX secolo, protagonisti di Miseria puttana (La Bussola, pp. 124, euro 10), opera prima di Matteo Boddi, piombinese anche lui e, probabilmente, parte di questa tribù di comici spaventati guerrieri della provincia toscana.

FIGLI DI UNA WORKING CLASS in via di smobilitazione, alle prese con le faccende tipiche dei giovanissimi di fine ‘900: i mondiali di calcio americani, quelli persi ai rigori col Brasile, le playstation, la metamorfosi del proprio corpo, gli ultimi scampoli di infanzia, l’osservazione della vita degli adulti, l’educazione sentimentale e la scoperta del sesso. Insomma, dentro quel «passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza» di cui ha scritto benissimo Elsa Morante nell’Isola di Arturo.

I quattro passano l’estate a fare a botte con bande «nemiche», a fare scherzi e giochi crudeli, a esplorare la città con le bici «truccate» così da produrre un rumore simile alle moto ma intrecciando questi esercizi di stile tipici dell’infanzia ai primi riti iniziatici, baci, sigarette, petting, e una colonna sonora grunge, come si usava al tempo, piratata su musicassette.

È una «tribù guerriera», ancora senza smartphone, che compie quel viaggio nel contesto di una provincia siderurgica in cui i punti di riferimento – siamo nel 1994, l’autore è nato 11 anni prima -, il Pci, la memoria dell’antifascismo, iniziano a sembrare robe di altri tempi e il mondo degli adulti è alle prese con la cassa integrazione, la precarietà, la nocività del lavoro: Piombino ha un nucleo industriale infestato dall’eternit. E il chiaroscuro dell’epoca si confonde col chiaroscuro dell’età.

Secondo Natalia Ginzburg l’adolescenza è l’epoca in cui entriamo «quando le parole che si scambiano gli adulti ci diventano intelligibili». Simone, ad esempio, si meraviglierà di essere, per la prima volta in vita sua, attirato irresistibilmente dalla lettura di un romanzo. L’adolescenza è un lasso di tempo lungo, tra i 12 e i 18-20 anni, piuttosto complesso, che nelle cosiddette società avanzate viene vissuto drammaticamente, con inquietudine, tra il desiderio di essere contemporaneamente come tutti gli altri e come nessun altro, spiegano gli studiosi dell’età evolutiva fin dai tempi di Margaret Mead.

«MISERIA PUTTANA» non è un trattato ma una storia che si dipana per quadri, con un linguaggio sobrio, a volte crudo, con un’attenzione per la trama che non ammette indugi su dettagli inutili, che non incolla la memoria a oggetti di consumo, un rischio di feticismo per le merci frequente nella memorialistica ma che Boddi, di professione cronista, riesce a scampare. Non c’è alcun mistero da svelare, la trama è la ricerca di un istante preciso di quel passaggio, tra il non più e il non ancora, quando matura la consapevolezza del sé, della pressione delle differenze di classe e dell’ipoteca che queste impongono sul futuro.

L’adolescenza dei ragazzi della via Pal di Piombino è l’epifania dell’ingresso in un’età dell’incertezza in cui tuttavia si accetta di accettare la sfida. Che ne sarà stato di loro? Saranno diventati pugili o punching ball?