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Eroe o demone, dilemma virtuale

Eroe o demone, dilemma virtualeframe dal videogioco inFamous

Videogame T

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 12 aprile 2014

L’estasi salvifica di essere un super-eroe o il delirio sanguigno di essere un super-malvagio. Questo fumettistico dilemma etico distingue la serie inFamous di Sucker Punch, giunta al terzo episodio su Playstation 4. Sono molti i giochi che ci consentono un libero arbitrio etico ma nessuno di questi è a tema super-eroico, anche perché nei videogame è più consueto divenire eroi classici. Batman e Spiderman non possono a priori essere cattivi.

Gli eroi o anti-eroi di inFamous sono persone comuni travolte dalla possibilità di esercitare poteri divini o diabolici, nuovi superuomini per una saga fondata sull’etica e sulla possibilità di scegliere, come Koji Kabuto di Mazinga Z, se «diventare un dio o un demone».

Nuova console e nuovo protagonista ovvero Delsin Rowe, un giovane nativo americano della tribù degli Akomish che trascorre le sue giornate come «rebel without a cause» dipingendo murales con il talento di un artista punk in un paese nei dintorni di Seattle, in un’America dove chi possiede super-poteri viene perseguitato, incarcerato e considerato feccia pericolosa da chi non li ha. Ma l’evasione di alcuni super-umani porterà il ragazzo ad assorbire un talento che lo trasforma in fumo ardente e lo farà confrontare con la perfida e petrosa Augustine, comandante dell’esercito che si occupa di perseguire i mutanti. Dopo questo preludio extra-metropolitano Delsin raggiunge Seattle e qui il grande gioco supereroico ha inizio.

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Metropoli virtuale stupefacente, nell’iper-realismo della Playstation 4, Seattle toglie il respiro con la sua bellezza urbana e un verismo che si stempera nella lirica panoramica di tramonti che si prolungano con migliaia di sfumature di rosso e arancione, della bruma che striscia dal mare per accarezzare gli edifici, della pioggia che tinge di umidità scintillante i marciapiedi e che poi si dissolve in esili vapori, dei monti boscosi e del mare che segnano i confini di un orizzonte lontanissimo. Ma Seattle è un città occupata dalle forze speciali anti-superumane, ci sono soldati e posti di blocco ovunque che osservano, controllano, incarcerano e sparano. Il luogo ideale per iniziare un’anarchica ribellione, posto che il nostro intento sia quello di divenire un paladino del popolo e non un mostro di violenza asservito al male. Converrebbe provare entrambe le opzioni etiche ma essere un eroe magnanimo è un’esperienza davvero gratificante e «giusta».

Il potere del fumo non è l’unico con il quale Delsin combatte il sistema perché ne otterrà altri sempre più spettacolari come quello del neon, che lo trasforma in una rosa scia lucente il cui splendore ipercinetico è esaltato dalle tenebre che si illuminano mentre sono attraversate dal lucore del gas. Poi c’è quello davvero magnifico della televisione, che rende Delsin un messaggio video-alato che scorre sui muri, levita e salta da antenna a antenna rilucendo sfocato da una vaga e tremolante aura elettronica che lo veste di un manto digitale.

Percorrere Seattle utilizzando i talenti di Delsin è un’esperienza visivamente appagante che inebria lo sguardo con giochi di luci e colori che miscelano astrazione e realismo e lo stravolge facendogli sperimentare l’ebbrezza vertiginosa di punti di vista umanamente impossibili. Ancora una volta e in maniera più drastica la serie di inFamous ribadisce la disumanità dell’idea di metropoli e rinnova il miracolo di renderla umana solo per chi possiede i super-poteri per viverla in tutta la sua dimensione urbana, scavalcando ogni barriera che la città impone a chi la abita.

Tra un combattimento e l’altro contro le forze occupanti, che possiamo allontanare dalla città liberando i quartieri dalla loro presenza pseudo-nazista, possiamo compiere varie imprese filantropiche che sono più gratificanti delle malefatte che si esercitano se si sceglie il lato oscuro della superumanità. Curare civili feriti, liberare i prigionieri dalle gabbie in cui sono rinchiusi, disegnare murales trasgressivi e incitanti al dissenso.

Possiamo scegliere di non uccidere nessun nemico e limitarci a immobilizzarlo con eterei fasci energetici. Questa opzione trasforma il «buon» Delsin in un ironico super messia metropolitano della non violenza. Seattle è una città della musica anche nel videogioco e la colonna sonora, che è morbida e metallica poesia rock, non risulta mai innaturale perché è come se la metropoli respirasse e inspirasse suoni.

InFamous Second Son è il migliore videogioco di una serie già notevole, un’opera che traghetta finalmente i giocatori, con una super-irriverenza che a tratti è anche politica e con una nitidezza grafica stupefacente, in una nuova generazione di videogiochi la cui aurora fino ad ora non ha nulla della grandezza del crepuscolo di quella «vecchia».

 

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