Tra il dittatoriale Erdogan e l’oppositore Gulen è guerra aperta. A pagare è la stampa, ripetutamente colpita dalla censura di Stato e agonizzante. In Turchia è vietato parlare, a meno che non si corra dietro alle sottane del sultano. Una repressione istituzionalizzata ed incontrollabile che sbatte dietro le sbarre decine di giornalisti, perquisisce le sedi dei giornali, oscura i social network quando la tensione sociale cresce e commissaria i media di opposizione. Dopo Zaman è toccato all’agenzia stampa Cihan, parte della stessa compagnia, la Feza Media Group. Lunedì notte è arrivato l’ordine dal tribunale di Istanbul: anche Cihan finisce tra...