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Palazzotto (Si): «Il decreto sui “porti non sicuri” va revocato»

Palazzotto (Si): «Il decreto sui “porti non sicuri” va revocato»L'equipaggio della Alan Kurdi – foto di Cedric Fettouche/Sea-Eye

L'intervista Il parlamentare di Sinistra Italiana è stato eletto nell’ultima legislatura con la lista Liberi e Uguali. Si è imbarcato diverse volte con la nave umanitaria di Mediterranea, di cui è stato anche capo-missione

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 9 aprile 2020

Perché il governo ha varato questo decreto?

È un provvedimento dettato più dalla paura della propaganda della destra che dalla razionalità della gestione del fenomeno. In nessun caso la pandemia che ci sta colpendo può giustificare il fatto di lasciar morire delle persone in mezzo al mare.

La Alan Kurdi è l’unica nave umanitaria impegnata nel Mediterraneo. È un decreto ad hoc?

Il deputato Erasmo Palazzotto

Probabilmente è più un decreto che non si occupa di un dato di realtà. Le altre Ong hanno sospeso le operazioni perché, penso a Mediterranea, hanno il personale medico impegnato nel sistema sanitario per contrastare l’emergenza Covid-19. Il problema più grande è che la Alan Kurdi sia l’unico dispositivo di soccorso presente nel Mediterraneo. Nei prossimi giorni, con il miglioramento delle condizioni meteo, le partenze saranno più numerose e aumenteranno naufragi, morti e sbarchi spontanei. Il governo dovrebbe preoccuparsi di prevedere misure di sicurezza per salvare le persone in mare e poi metterle in quarantena. Sulla terraferma o, se non si può, in assetti navali adeguati.

È stato detto che la logica del provvedimento sia la stessa di quelli che riguardano le navi da crociera. È possibile equiparare le condizioni di croceristi e rifugiati?

In nessun caso può essere equiparata la condizione di chi si trova su una nave per una vacanza, e ha a bordo tutte le condizioni di assistenza necessarie, con quella di chi è su una piccola imbarcazione in difficoltà in mezzo al Mediterraneo e rischia da un momento all’altro di affondare. Stiamo parlando di persone salvate dall’annegamento. L’alternativa quale sarebbe, lasciare morire queste persone in mare perché c’è l’emergenza coronavirus? Quindi stabilire che la vita di quelle persone vale meno di quella di qualunque altro cittadino italiano o europeo perché hanno la pelle di un altro colore o un passaporto diverso. Io penso che uno Stato civile si attrezza per soccorrere le persone in mare e per garantire la sicurezza degli abitanti delle città costiere dove sbarcheranno. La priorità deve essere mettere in campo protocolli sanitari che garantiscano la salute di tutti.

Il decreto è firmato anche dal ministro della Salute Speranza, eletto con la lista Liberi e Uguali. Come parte della maggioranza cosa farete?

Stiamo chiedendo la revoca del provvedimento. Sono cofirmatario di un appello, insieme a deputati e senatori della maggioranza, che dice che il decreto è sbagliato nel merito e bisogna assolutamente predisporre un dispositivo di sicurezza adeguato per soccorrere le persone.

Davvero l’Italia è nella condizione di dover scegliere quali vite proteggere?

No, l’Italia deve proteggere tutte le vite. Non è difficile, parliamo di poche centinaia di persone che possono essere tranquillamente soccorse e accolte applicando anche a loro tutti i dispositivi di sicurezza e quarantena che valgono per gli altri cittadini italiani. Così possiamo salvare non solo delle vite umane, ma preservare la nostra civiltà giuridica e la nostra umanità. Credo che dal coronavirus guariremo presto, ma dalla perdita di umanità ci vorrà più tempo. Dovremmo risparmiarci la scelta di quali vite hanno più valore. È una scala di priorità che non ci appartiene.

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