Il confronto sull’equo compenso dei giornalisti autonomi e freelance passa al ministero della Giustizia, dove il ministro Alfonso Bonafede (m5S) ha convocato Fnsi e ordine dei giornalisti il prossimo 24 luglio per un primo «confronto collegiale» sulla materia.

Il tavolo aperto presso il dipartimento editoria guidato da Vito Crimi (sempre M5s) si è per ora impantanato nella mancata nomina del rappresentante degli editori (che per legge deve essere uno per tutti, dalla Fieg all’emittenza locale fino alle cooperative).

Bonafede però è il ministro competente sugli ordini professionali (incluso quello dei giornalisti, che per Crimi è da abolire) e così scarta e avvia il dibattito: «Questo tavolo è l’unica sede a cui spetta l’elaborazione di questa materia a vantaggio di tutte le professioni», dicono a via Arenula.

Il tema è complesso e si trascina da anni. Tra ricorsi al Tar e al consiglio di stato, nessuno è in grado di stabilire ufficialmente quanto debba essere retribuito un servizio tv, una foto o un articolo di 30 righe.

Tra le proposte elaborate finora dal ministero l’estensione alla Pa dell’equo compenso, l’ampliamento dei soggetti pubblici e privati che devono applicarlo, un Osservatorio permanente su tutte le professioni.