È scomparso Enzo Lippolis, fra i più eminenti studiosi di archeologia in Italia. Un malore improvviso e fatale lo ha colto sabato sera a Milano, dove aveva partecipato al talk show di Massimo Gramellini Le parole della Settimana per commentare il primo posto del Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza di Roma nel prestigioso ranking accademico di Qs. Lippolis dirigeva quel Dipartimento dal 2012, quando si trovava oltre il centesimo posto della medesima classifica mentre era professore ordinario nell’ateneo romano dal 2001.

In febbraio aveva tenuto quattro conferenze presso l’Ephe-École Pratiques des Hautes Études di Parigi, la prestigiosa istituzione nata nel 1868 che può vantare tra i suoi «padri» personaggi del calibro di Fernard Braudel e Claude Lévi-Strauss. Il tema globale presentato da Lippolis durante il suo soggiorno francese, «Dalle testimonianze archeologiche alla ricostruzione storica: culti, urbanismo e cultura materiale tra la Grecia e la Magna Grecia», definisce i baluardi della sua intensa e infaticabile attività di ricerca, che partendo proprio dalle scoperte sul terreno puntava al fine nobile dell’archeologia: avvicinarsi il più possibile alla conoscenza del mondo antico in tutte le sue manifestazioni, dalle credenze religiose alla visione architettonica, sociale ed economica di una città.

Laureatosi nel 1978 all’Università di Perugia e specializzatosi a Napoli, dal 1987 al 1991 Lippolis era stato allievo della Scuola Archeologica Italiana di Atene (Saia), in cui attualmente – oltre ad essere membro del consiglio scientifico – ricopriva l’incarico di docente di Archeologia Greca. Dal 1989, inoltre, portava avanti uno degli storici scavi della Saia a Gortyna, sull’isola di Creta. Numerosissime anche le campagne di scavo condotte in Magna Grecia, la terra che gli aveva dato i natali. Archeologo militante ancor prima che accademico, dal 1989 al 1995 aveva diretto il Museo Archeologico di Taranto e dal 1995 al 2000 il Museo Etrusco di Marzabotto.

Autore di oltre duecento pubblicazioni e fondatore di riviste specialistiche quali Taras e Thiasos, Lippolis seguiva un rigore scientifico inoppugnabile, che applicava ai suoi lavori e, con garbo, a coloro con cui si confrontava. Malgrado l’impegnativo incarico didattico e amministrativo alla Sapienza, non rinunciava a progetti che lo appassionavano, come le indagini nel foro di Pompei e l’allestimento della futura sezione magnogreca del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Lascia una strada ben tracciata, che non ha potuto percorrere fino in fondo, o forse sì. Perché – come mi disse un giorno nel suo studio alla Sapienza – le vie dell’archeologia sono perigliose (anche umanamente) ma l’importante è restare fedeli a se stessi.