Fuori dell’auditorium Parco della Musica il caos di fine derby; dentro la sala Sinopoli il tempo sospeso e ridefinito dalla musica – a tratti sofferta, distillata, preziosa – del flicorno di Enrico Rava e del pianoforte di Fred Hersch.

Il duo – esibitosi il 18 al festival di Bergamo – ha in uscita un album per settembre e lo ha annunciato proprio Rava durante il concerto romano del 20; si intitolerà The Song Is You, etichetta Ecm. Il jazzista italiano e quello statunitense hanno suonato insieme in varie occasioni nell’estate-autunno 2021 prima di entrare in sala di incisione ma la loro intesa mantiene dal vivo ancora il fascino dell’imprevisto, lo studio reciproco, la ricerca di terreni comuni, l’intreccio di estetiche e generazioni (li separano sedici anni d’età).

Entrambi manifestano il piacere e l’onore di suonare insieme ma in sala Sinopoli sono poche le parole e molte le note, accolte da un pubblico attento, partecipe, a tratti complice.

Il campo comune è quello, sempre fertile, delle ballad: I’m Getting Sentimental Over You, The Song Is You, Softly As in a Morning Sunrise, Polka Dots and Moonberams… Pagine tutt’altro che logore perché entrambi le leggono con trasporto e interiorizzazione, senza clichés, forti di una palpabile tensione interpretativa. Hersch ha dalla sua un pianismo sontuoso, un tocco eccellente, una padronanza assoluta delle dinamiche; è capace di accompagnare in stride piano e di destrutturarlo contemporaneamente.

Non a caso nel 2016 e 2018 è stato nominato “Jazz Pianist of the Year” dalla Jazz Journalist Association, non a caso ha tra i suoi allievi Brad Mehldau ed Ethan Iverson. Fulminante un suo brano su tempo di habanera come Mandevilla riproposto insieme a Rava, mentre il secondo bis in solitudine è stato travolgente per potenza innodico-melodica.

Enrico Rava, esclusivamente al flicorno, conferma la sue ben note capacità di ascolto, interplay, concentrazione. Distilla il suono, ricerca, evita pattern: il jazz è, tra l’altro, l’arte dell’incontro e il musicista italiano è davvero maestro in ciò.

L’iniziale Retrato em branco e preto – scritta da Chico Buarque – gli consente di mettere insieme tante sue passioni sonore (da Jobim a Chet Baker), spalleggiato da un Fred Hersch che costruisce trame armoniche avventurose.

Il primo bis è l’ennesimo Round Midnight ma Enrico Rava e il pianista sanno far vibrare di nuove tensioni il pezzo monkiano, con il suo carattere lunare e la particolare curva melodica. Repertorio, sì, ma senza passatismi e manierismi: la magia di un tempo sospeso e ricreato attraverso una musica che parla a tutti di emozioni e sentimenti.