Le energie rinnovabili sembrano avere una natura più democratica rispetto alle loro corrispettive di origine fossile. Pensiamo al petrolio: è concentrato in una manciata di grossi giacimenti sparsi per il mondo e per estrarlo servono enormi risorse economiche. Non è un caso che da quando la prima volta un uomo di nome Edwin Drake vide il primo fiotto di petrolio sgorgare dal pozzo che aveva appena finito di realizzare in Pennsylvania, nell’agosto del 1859, l’oro nero sia stato fonte di infinite vicissitudini, causando guerre e aumentando le disparità sociali.

Con le rinnovabili questo non avviene – o avviene molto meno. Il sole, il vento, l’acqua sono dappertutto, distribuite in maniera piuttosto equa, e il fatto che qualcuno ne sfrutti l’energia non limita la possibilità di qualcun altro di fare lo stesso. Dunque che senso avrebbe fare una guerra per l’energia solare o eolica?

Per questa ragione le rinnovabili permettono di costruire relazioni e sistemi del tutto nuovi. Oggi possiamo immaginare una rete di produzione e consumo di energia elettrica molto più distribuita, locale, decentralizzata, in cui i cittadini siano in grado di produrre e scambiare energia all’interno di vere e proprie comunità energetiche. Sembrano scenari di un futuro ancora lontano dal realizzarsi, ma esperienze apripista come quella di ènostra, assieme al nuovo quadro normativo europeo che approfondiremo più avanti, mandano segnali incoraggianti in questa direzione.

ènostra è senza dubbio uno degli esperimenti più innovativi presenti nel nostro paese dal punto di vista energetico. Si tratta di una cooperativa che produce, acquista e distribuisce ai propri soci energia cento per cento rinnovabile da impianti eolici, fotovoltaici e idroelettrici con garanzia d’origine. Ma è anche molto di più, a partire dagli impianti di produzione, che vengono scelti con un occhio di riguardo a quelli meno impattanti e che favoriscono le comunità locali, passando per il lavoro di sensibilizzazione verso la comunità sull’importanza di ridurre i consumi energetici, fino ad arrivare a quello che è l’obiettivo principale della cooperativa, ovvero realizzare la transizione verso le energie rinnovabili nel nostro Paese, e ridurre al minimo gli impatti ambientali dei consumi energetici.

Ma facciamo un passo indietro. Siamo nel 2014 quando Avanzi, una società impegnata nella consulenza sulla sostenibilità e nella responsabilità sociale d’impresa, chiama a raccolta tutti gli attori che nel nostro paese si occupano di energie rinnovabili per partecipare ad un progetto europeo chiamato REScoop20-20-20. Il progetto aveva l’obiettivo di facilitare la transizione verso le energie rinnovabili in accordo con gli obiettivi dell’Unione Europa di raggiungere entro il 2020 una percentuale di energia rinnovabile pari al 20% del totale dei consumi elettrici.

A quell’incontro, oltre ad Avanzi, partecipano – fra le altre – Retenergie, una cooperativa nata sul finire del 2008 nel mondo dell’economia solidale per costruire impianti di produzione di energia rinnovabile, ed Energo-Club, un’associazione organizzatrice di gruppi d’acquisto fotovoltaici. All’epoca le cooperative energetiche erano già diffuse in vari paesi europei, ma non nel nostro. Dall’incontro fra le tre realtà sopracitate nasce l’idea di creare ènostra, che presto diventa un progetto concreto. Il modello si ispira a quello di alcune cooperative energetiche europee, in particolar modo la catalana Som Energia, che partendo dal basso aveva raggiunto in poco tempo decine di migliaia di soci.

Partita con un centinaio di soci, ènostra si è fin da subito impegnata a garantire dei prezzi in linea con il servizio di maggior tutela, ovvero la tariffa standard stabilita dall’Autorità di Regolazione e garantita dai distributori. Ciò ha comportato ovviamente uno stress economico notevole: «Siamo partiti con pochissimi soci, lavorando in apnea per quattro anni», spiega Gianluca Ruggieri, vicepresidente di ènostra. «Fin dal principio sapevamo che sarebbe stata dura e che dovevamo raggiungere almeno i 5000 soci per essere sostenibili. Ma abbiamo preferito mantenere dei prezzi accessibili a tutti per far salire più in fretta il numero dei soci».
A quatto anni dalla nascita, la quota dei 5000 soci è stata finalmente raggiunta. «Adesso l’obiettivo è raddoppiare nei prossimi 3 anni!», continua Ruggieri.

Ma come funziona ènostra? Il modello è piuttosto semplice: si tratta di una cooperativa che acquista energia elettrica certificata prodotta da fonti rinnovabili e la distribuisce ai propri soci. Dal gennaio 2018 poi, in seguito alla fusione con Retenergie, la cooperativa è diventata proprietaria di alcuni impianti con cui produce parte dell’elettricità. Il resto viene acquistata attraverso contratti bilaterali con alcuni produttori scelti, mentre il fabbisogno rimanente viene recuperato sul mercato elettrico con l’acquisto di energia «GO», ovvero con garanzia d’origine da fonti rinnovabili.

Seppur fondamentale, quello della produzione e distribuzione di energia è solo uno degli aspetti che caratterizzano l’esperienza di ènostra. A fianco vi è tutto un lavoro culturale, sociale, di comunità su un uso consapevole di energia, per aiutare le persone a consumarne il meno possibile. Oggi in Italia circa il 40% dell’energia elettrica immessa nella rete nazionale proviene da fonti rinnovabili. Un risultato che in condizioni normali sarebbe tutto sommato discreto, a maggior ragione se vi si aggiunge che dal 2005 le emissioni di CO2 legate alla produzione di energia nel nostro Paese sono calate del 35%. Tuttavia la catastrofe climatica in corso ci impone di azzerare in tempi brevissimi le emissioni climalteranti, a partire proprio dalla produzione di energia elettrica, uno dei comparti più impattanti. L’unico modo per riuscirci, visto che non è realistico che le rinnovabili arrivino a coprire in tempi brevi quel restante 60% di fabbisogno, è ridurre drasticamente i nostri consumi energetici.

Ma come fa ènostra a incentivare i propri soci a consumare meno? Per un’azienda tradizionale sarebbe a dir poco controproducente adottare una strategia finalizzata alla riduzione dei consumi perché ciò si tradurrebbe in mancati utili per gli azionisti. Per ènostra è diverso: dato che i soci della cooperativa sono anche gli utenti finali, un mancato guadagno da un lato si traduce in un risparmio in bolletta dall’altro. Inoltre molte entrate di ènostra provengono proprio dal settore dei servizi e della consulenza sull’efficienza energetica. Consumare meno energia diventa così conveniente per tutti gli attori coinvolti. E non è un caso: il modello è stato costruito per raggiungere questo obiettivo.

Nel contesto attuale esperienze come quella di ènostra sono preziose sia per il loro impatto diretto sia per la loro funzione di apripista. In molti paesi europei le cooperative energetiche sono una realtà consolidata che fornisce energia rinnovabile a decine di migliaia di utenti. La già citata Som Energia ha raggiunto ormai quasi 60mila soci, ma ce ne sono anche di più grandi come Ecopower in Belgio e Middelgrunden Wind Turbine Cooperative in Danimarca.

E le novità normative potrebbero produrre un vero e proprio fiorire delle cooperative energetiche nel prossimo futuro. Con la direttiva rinnovabili approvata il 13 novembre scorso l’Unione europea ha introdotto una serie di novità sostanziali che, se correttamente recepite dagli stati membri, cambieranno di molto il panorama della produzione e distribuzione dell’energia. Per la prima volta viene riconosciuta la figura del prosumer energetico, ovvero un cittadino che può produrre, consumare e scambiare liberamente energia, e il suo diritto ad associarsi per formare “comunità locali dell’energia”. La transizione verso le energie rinnovabili è già in corso, e tutti possiamo prendervi parte. In fin dei conti la responsabilità è (anche) nostra.