È di almeno 30 morti (ma fonti locali parlano di 55 vittime) l’ennesima strage di civili yemeniti compiuta dai jet della coalizione a guida saudita. Nel mirino delle bombe anti-Houthi è finito un mercato, poco a nord della capitale Sana’a. Sale ancora il numero di morti nel paese devastato da quasi un anno di campagna militare: secondo l’Onu, il bilancio è di oltre 6mila morti, almeno la metà civili.

Tre giorni fa si era registrato un altro massacro: 20 persone erano morte nel bombardamento di alcuni veicoli civili. Una serie di violazioni del diritto internazionale che vede protagonista l’Arabia Saudita: scuole, ospedali, zone residenziali, mercati, consapevolmente colpiti visto che le organizzazioni umanitarie presenti hanno più volte informato la coalizione delle coordinate dei luoghi abitati da civili e delle strutture sanitarie che tentano di portare sollievo alla popolazione.

Una prima risposta l’ha data il parlamento europeo che giovedì ha chiesto a Bruxelles di imporre un embargo militare contro la petromonarchia. Ma Riyadh prosegue, convinta della necessità di vincere in Yemen per risollevare le proprie sorti nella regione, ambizioni affossate dall’andamento della guerra siriana e dalle nuove fortune dell’Iran.

Per farlo non disdegna il sostegno di Aqap, al Qaeda nella Penisola Arabica, il più temibile braccio della rete jihadista: secondo fonti locali nella centrale città di Taiz (da tempo tra i principali campi di battaglia tra i ribelli Houthi e le forze sostenute dai Saud), i qaedisti starebbero combattendo al fianco dei pro-governativi in chiave anti-sciita.