Emilio Miceli: «Dal governo ci aspettiamo un cambio di rotta»
Intervista Il segretario Filctem Cgil e l'appello del sindacato sulla sicurezza nei posti di lavoro
Intervista Il segretario Filctem Cgil e l'appello del sindacato sulla sicurezza nei posti di lavoro
La Filctem Cgil rappresenta, tra gli altri, i chimici: subito viene alla mente la grossa Mapei, azienda del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. E in un passaggio della sua relazione, il segretario Emilio Miceli si è detto «un po’ sconcertato» dalla dichiarazione di Squinzi, qualche giorno fa, rispetto ai suoi dubbi di sbaraccare ed emigrare in Ticino, visti i limiti dell’economia italiana.
Si vede che ci tenete al lavoro in Italia. Uno dei vostri appelli più importanti, alla politica e alle imprese, è quello di agire sul tema sicurezza.
Oggi (ieri per chi legge, ndr) sono morti altri due operai a Molfetta, dopo quelli di qualche anno fa. Tra i tessili abbiamo registrato i sette cinesi di Prato, l’anno scorso. Chiediamo al governo di agire con decisione: più controlli, ma anche una nuova legge, che equipari i casi di Prato allo schiavismo, inasprendo il sistema sanzionatorio.
Il governo sta agendo su un altro fronte: le regole del mercato del lavoro. Con l’auspicio che si creino nuovi posti, ma se incrementi la precarietà, aumenta anche la ricattabilità e si mette a rischio la sicurezza. La Cgil cosa farà?
La Cgil sta seguendo i lavori parlamentari sul decreto Poletti, facendo pressione perché cambi profondamente. Non escludo però che si possano e si debbano fare, se serviranno, anche delle mobilitazioni popolari: perché Renzi non vorrà forse ascoltare i sindacati, ma le persone del Paese, i cittadini, li deve ascoltare.
Quelli però siete voi del sindacato a organizzarli. Maurizio Landini ha dichiarato recentemente al nostro giornale, che la concertazione ’è morta’. Siamo sicuri che con questo governo bastino le pressioni sui gruppi parlamentari?
Dire che la concertazione è morta è come scoprire l’acqua calda. Io ci ho creduto nella concertazione, ma solo come fase transitoria, quando era collassata la politica dopo Tangentopoli. Adesso che la politica è tornata centrale, in Italia con tre poli forti, il sindacato è pronto a una sfida alla pari e deve sapersi far ascoltare. Io non credo in conflitti pregiudiziali contro il governo, a priori, ma certo su quello che non ti piace devi muoverti. E comunque mi pare che nella nuova fase, Landini per primo abbia per ora scelto di non contrapporsi.
Passando al congresso Cgil, voi difendete il Testo Unico sulla rappresentanza. Non vedete rischi di tenuta costituzionale, o per le sanzioni sui delegati?
Se si legge la sentenza della Consulta su Pomigliano, si vede proprio che il Testo Unico risolve i nodi posti dall’accordo Fiat: si fissano criteri per una rappresentanza democratica, e si pone la necessità di valutare quest’ultima non in base alla sottoscrizione dei contratti, ma attraverso la partecipazione attiva al negoziato. Evitando così i sindacati di comodo. Non puoi scatenare una tempesta perfetta su un accordo con queste caratteristiche. Le sanzioni sono escluse per i singoli lavoratori e i diritti derivanti dalla legge. Con il 51% puoi definire un’ipotesi di accordo, ma con il 49% hai la possibilità di ribaltarla, grazie al voto dei lavoratori.
Vedete qualche limite?
Su un punto: le Rsu non hanno bisogno di consultare i lavoratori per sottoscrivere accordi aziendali. Lavoreremo nella contrattazione nazionale di categoria per superare questo limite.
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