Il tema dell’incontro ieri in Regione Puglia fra le varie anime dell’opposizione al gasdotto Tap e il presidente Michele Emiliano non poteva essere più inerente alla Giornata Mondiale dell’Ambiente: la salvaguardia di ecosistemi «la cui presenza è eccezionale per densità e valore» ha detto Marco Potì, sindaco di Melendugno, il comune interessato dal progetto sotto la cui giurisdizione si trovano le acque che custodiscono preziose specie, come Posidonia marittima, le praterie che ossigenano i nostri mani, Cymodocea nodosa, le cui radici contrastano l’erosione delle coste, coralligeni e coralli veri e propri. A prescindere dal gasdotto, si tratta di tutelare le nostre risorse», prosegue il sindaco. La presenza di habitat protetti dalla direttiva europea è nota da tempo, dovere delle istituzioni quello di applicare le normative ed istituire il prima possibile nelle acque antistanti a San Foca un Sito di Importanza Comunitaria.

Ad incalzare la Regione Puglia c’erano anche il primo cittadino di Martano, un altro dei comuni interessati, il consigliere provinciale Fabio Tarantino e soprattutto molta cittadinanza, i rappresentanti delle 75 associazioni che hanno firmato una formale richiesta di istituzione del Sic sulla quale sono state apposte oltre 700 firme, consegnate proprio in questa occasione.

Durante un lungo confronto a cui hanno assistito anche gli uffici regionali competenti, il Presidente Emiliano si è impegnato a completare nei tempi più celeri possibili l’iter necessario verso la delibera di consiglio regionale che istituisca la zona protetta e sulla base della quale la Comunità Europea può inserire la zona nella rete dei siti natura duemila. A questo scopo verrà sottoscritta una convenzione con le Università di Bari e del Salento, Arpa Puglia e i Comuni di Melendugno e Martano, per realizzare le prospezioni necessarie per delimitare l’area. Che potrebbe essere anche più estesa di quanto richiesto, partendo unendo due Sic pre-esistenti, uno a Nord di San Foca, quello delle Cesine, e l’altro a Sud, quello dei Laghi Alimini, creando un’unica fascia protetta.

Un incontro dall’esito non negativo quindi ma sulla quale serpeggiano alcune perplessità: la presenza delle specie è nota e documentata da tempo dalla Regione stessa con il progetto Biomap del 2011e da Arpa Puglia nel 2017. Disporre ulteriori ricerche quando le evidenze ci sono già secondo alcuni attivisti può essere un modo per perdere tempo. Che è poco perché i lavori del gasdotto sono iniziati, quando non avrebbero dovuto sulla base di questi dati, e sul tavolo del Ministero dell’Ambiente del territorio e del Mare c’è già una nuova richiesta di assoggettività alla Valutazione d’Impatto Ambientale (Via) da parte di Tap, in quanto è diventato ormai evidente che l’opera non è in grado di rispettare una delle prescrizioni della Via, ovvero una distanza minima di 50 m dal coralligeno. Visto le numerose varianti in corso d’opera che sono state presentate da Tap e autorizzate dai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, c’è da fare presto.