La notizia arriva nel pomeriggio: la curatela fallimentare di Ventures Production e Whirpool hanno chiesto il concordato preventivo «la proposta non è modificabile». Significa in sintesi che lo stabilimento Embraco di Riva di Chieri chiude, si pagano «in bonis» i costi del fallimento e ai lavoratori licenziati viene data una buona uscita di 7 mila euro lordi. Neanche due settimane fa i lavoratori avevano consegnato l’ennesimo appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della sua visita a Torino.

Tutto era iniziato il mese di ottobre 2017 con la decisione dell’azienda di licenziare collettivamente tutti i lavoratori perché nessuno degli scenari alternativi «ha rappresentato una soluzione appropriata per continuare la produzione nello stabilimento» comunicavano dall’azienda. Una prospettiva inaccettabile che ha fin da subito suscitato una reazione decisa di lavoratori e sindacati che ha poi portato a marzo 2018 ad un accordo al Ministero dello Sviluppo Economico, sottoscritto anche dalla Embraco, per sospendere i licenziamenti e avviare un processo di reindustrializzazione del sito (Ministro Calenda).

Avrebbe dovuto insediarsi una nuova società: la Ventures che avrebbe assunto tutti i lavoratori in nuove produzioni tecnologiche, in particolare di strumenti per la pulizia e la manutenzione dei pannelli fotovoltaici, a partire dal gennaio 2019. Intanto lo stabilimento si svuotava, ma dei nuovi impianti non c’era traccia.
Nel mese di marzo 2019 (nuovo governo – Ministro Di Maio) viene convocato un nuovo incontro al Ministero dello Sviluppo Economico e l’azienda convince il Governo che ha bisogno di più tempo e riceve ancora fiducia. Proseguono mobilitazioni dei lavoratori e tavoli istituzionali, ma di produzione non se ne vede. Nel frattempo si esaurisce una parte delle risorse messe a disposizione da Whirpool per la reindustrializzazione, e il procuratore aggiunto di Torino Marco Gianoglio (17 giugno 2020) presenta istanza di fallimento della Ventures Srl ipotizzando il reato di bancarotta distrattiva.

A luglio l’azienda viene dichiarata fallita. Si passa così alla fase di procedura concorsuale e la curatela fallimentare attiva la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività per 12 mesi. Nuovo piano tramite l’azienda ACC Wanbao di Mel in provincia di Belluno (azienda con oltre 300 lavoratori, attiva nella produzione ma con problemi di liquidità ereditati dalla gestione della multinazionale cinese) che prevede la costituzione del polo italiano dei compressori per refrigerazione attraverso la costituzione di una nuova società ItalComp. Da un punto di vista formale e attuativo non succede nulla. Febbraio 2021 nuovo governo. La ItalComp non nasce. Siamo a luglio (2021) i lavoratori dovrebbero essere licenziati, ma scatta con la proroga di sei mesi della cassa

«È una vergogna senza fine, ma il Governo, le Istituzioni, dove sono? Devono intervenire subito» commenta Ugo Bolognesi della Fiom di Torino. E in effetti ci si chiede perché nessun partito politico abbia legato il su destino a quello dei lavoratori, non abbia deciso di mettere in gioco la sua sopravvivenza con quella dei lavoratori che continuano a dire di non volere ammortizzatori, cassaintegrazione. «Vogliamo lavorare». Sarebbe il minimo, sarebbe la Repubblica, sarebbe tutto, solo ne avessimo il tempo.