In Italia, l’Università della Calabria è certamente uno dei luoghi dove la riflessione sul cinema si è articolata – e si articola – nel modo più completo, tra continuo dialogo con certa tradizione di pensiero e apertura attenta alla teoria contemporanea.

Fra le attività editoriali che ruotano attorno al suo DAMS è noto il quadrimestrale accademico «Fata Morgana». Esiste da alcuni anni. Più recente invece – nato solo l’anno scorso – è «Fata Morgana Web» (www.fatamorganaweb.unical.it), un portale che integra il lavoro della rivista omonima (come fosse una specie di sua versione expanded), presentando contributi di critica su e attorno all’immagine audiovisiva.

Ora, è uscito da poco in volume cartaceo l’annuario del suo primo anno di vita (Pellegrini Editore, 30 euro), e si tratta di una pubblicazione la cui struttura si articola nelle seguenti sezioni: discorsi (saggi di Roberto De Gaetano; Emiliano Morreale; Alessandro Canadè; Daniele Dottorini; Massimiliano Coviello, Alessia Cervini); film (la sezione più corposa, con tanti interventi d’autore e alcuni di valore); serie (dove si parla un po’ di più di Twin Peaks); nomi propri (qui l’«argomento» più ricorrente è Kiarostami); libri (consiglio la lettura di Isabella Pezzini sul lavoro di Richard Grusin, Radical mediation); conversazioni (quella con Bill Morrison è la preferita di qui, chi, scrive).

Il tutto forma qualcosa su cui val la pena soffermarsi, quantomeno in merito al contributo che offre.

E qui, il contributo che un volume del genere offre è già indicato dal saggio iniziale della pubblicazione, a firma – come anticipato – di De Gaetano: «La critica e il non-tutto dell’opera». Se si vuole, si tratta di qualcosa che potrebbe rappresentare la linea-guida della rivista stessa. Come ripensare il ruolo della critica oggi, in Italia? Nel rispondere, l’autore delinea il suo quadro della situazione: «una critica pigra o rinunciataria da un lato, una tradizione di studi aperta a cogliere la verità più dalla parte della categoria che da quella dell’opera dall’altro, e per ultimo un’adesione forte, anche se spesso implicita, ai principi e alle parole d’ordine del neoliberalismo attraverso la costituzione di zone teoriche di scambio totale, hanno portato alla situazione in cui ci troviamo: una proliferazione di discorsi sul cinema che prescindono dal filmico e sono privi di forza veritativa.» Come possibile antidoto a questa malattia, De Gaetano indica la necessità di un ritorno alla centralità del film – quindi dell’opera – come quel «non-tutto» che diventa oggetto e strumento d’analisi irrinunciabile, per ogni tentativo di pensiero critico. Nelle sue parole: «la critica è l’unica conoscenza a garantire il passaggio dalla singolarità dell’opera alla continuità delle forme, dissolvendo l’opera stessa. È la riflessione critica (non il giudizio né il commento) che rapportandosi con la singolarità dell’opera, ne dissolve la sua individualità nell’universalità dell’idea. Senza la critica l’opera sarebbe in un certo modo muta, non avrebbe la capacità di farsi idea, dunque di universalizzarsi, né di apparentarsi con le altre opere.»

Tutto il lavoro del 2017 di «Fata Morgana Web» – la cosa vale anche per l’annuario in questione – si può leggere attraverso le parole citate. Inoltre, si potrebbe riassumere nel modo seguente: da un lato, come un tentativo di far riavvicinare teoria e critica all’esperienza della testimonianza; dall’altro, come un desiderio di porre, al discorso in atto, una forza pedagogica.