In un clima mediorientale reso rovente dal nuovo pericoloso scambio di ‎avvertimenti minacciosi tra Iran e Amministrazione Trump, l’evacuazione di circa ‎‎800 “elmetti bianchi” siriani attraverso il territorio israeliano, avvenuta nella notte ‎di sabato, ha aggiunto altra benzina sul fuoco dello scontro tra Israele e Siria. Il ‎premier israeliano Netanyahu descrive il corridoio offerto agli “elmetti bianchi” ‎verso la Giordania – da dove poi partiranno per i paesi che si sono detti pronti ad ‎accoglierli: Regno unito, Germania e Canada – come un gesto umanitario, ‎sollecitato dall’Amministrazione Trump, per mettere al sicuro “civili” a rischio di ‎rappresaglia da parte delle autorità siriane. Damasco al contrario denuncia ‎l’intervento di Israele come un ‎«atto criminale‎» e una ‎«operazione di ‎contrabbando» a favore di un gruppo legato al braccio locale di al Qaeda (il fronte ‎al Nusra), finanziato con decine di milioni di dollari da vari paesi e organizzazioni ‎occidentali e che non avrebbe svolto una funzione di “difesa civile”. Anzi, ‎avrebbe dato sostegno al “terrorismo”. I media arabi vicini a Damasco e Tehran, ‎come la tv satellitare al Mayadeen, affermano Israele non ha soltanto permesso il ‎passaggio verso la Giordania agli “elmetti bianchi” ma avrebbe anche garantito la ‎fuga a circa 2.200 agenti segreti e miliziani jihadisti giunti da Arabia saudita, ‎Emirati e Qatar che si trovavano in Siria per combattere contro Bashar Assad.‎

‎ L’operazione di sabato notte lungo le linee tra Israele, Siria e Giordania resta ‎sotto molti aspetti avvolta nella nebbia. Una certezza comunque c’è, spiega Ziv ‎Barel, analista del quotidiano Haaretz: il coinvolgimento di Israele in Siria è ‎molto più profondo dell'”aiuto umanitario” che il governo Netanyahu afferma di ‎fornire a civili vittime della guerra. E sul piano militare va oltre i bombardamenti ‎aerei – l’ultimo due giorni fa – contro presunti avamposti e depositi di armi ‎dell’Iran e del movimento sciita libanese Hezbollah. Negli anni passati si è più ‎volte parlato – sulla base anche di rapporti degli osservatori dell’Onu sul Golan – ‎di “aiuti” che Israele ha fornito a formazioni islamiste armate, incluse al Nusra, nel ‎sud della Siria pur di impedire che le truppe siriane e i combattenti di Hezbollah ‎potessero prendere posizione lungo le linee di armistizio sul Golan occupato nel ‎‎1967. Notizie che nelle ultime ore hanno trovato conferma nella partecipazione ‎all’evacuazione degli “elmetti bianchi” anche della milizia siriana nota con il nome ‎di “Cavalieri del Golan”. Inizialmente ostile alle attività israeliane questa ‎formazione armata è poi divenuta – grazie a finanziamenti e aiuti messi a ‎disposizione del governo Netanyahu, hanno scritto qualche mese fa il Wall Street ‎Journal e Intercept – un’alleata dello Stato ebraico. I “Cavalieri del Golan” erano ‎chiamati a svolgere un ruolo centrale nella gestione della “zona cuscinetto” ‎israeliana. Ma il progetto è tramontato dopo il ritorno del sud della Siria sotto ‎l’autorità di Damasco. Non è da escludere che questi miliziani siano già da tempo ‎operativi lungo il versante del Golan controllato da Israele dato che la loro ‎presenza in Siria non è più possibile dopo la vittoria delle forze armate ‎governative.

‎ Il fallimento dell’idea della “fascia cuscinetto” ha ridisegnato il futuro dell’area, ‎costringendo Netanyahu a cercare con maggiore insistenza la collaborazione con la ‎Russia, alleata di Damasco. Ieri il premier israeliano ha incontrato il ministro degli ‎esteri russo Lavrov con il quale ha discusso di Siria e Iran. Secondo il giornale ‎arabo Asharq al Awsat, Mosca e Tel Aviv avrebbero concordato tre “anelli di ‎separazione” dal Golan. Il più vicino a Israele sarà smilitarizzato. Il secondo sarà ‎posto a 10 km di distanza e vedrà la presenza di 350 carri armati dell’esercito ‎siriano e 3.000 soldati con armi leggere. Più indietro nel terzo, i siriani ‎dispiegheranno 650 carri armati, 4.500 soldati e artiglieria a raggio limitato‎‏.‏‎ ‎Iraniani e Hezbollah resteranno a grande distanza dalle linee israeliane. Secondo ‎Haaretz, i “Cavalieri del Golan” opereranno nella zona smilitarizzata. E saranno in ‎stretto coordinamento con Israele. ‎