Alla mostra «Con Goethe in Italia» allestita a Roma presso la Casa di Goethe, Elisa Montessori espone recenti opere realizzate nel 2016 (tre lastre di alluminio e «Morfologie vegetali»); otto «libri» (ispirati agli studi goethiani su la metamorfosi delle piante e su le scienze naturali); «Agave» del 1993 e due pitture del 1991: «Dalla finestra, Sicilia» e «Sicilia».

«Sicilia»: superficie pesta di macchie e graffi, una macerazione di grigi che vibra di bianchi stecchi, di ciuffi e steli dove sono impigliate nere chiazze di lacerate foglie. Venature, screziature, macule che hanno l’energia e il sentore del folto vegetale.

«Siamo finalmente entrati in porto, a gran fatica e con molti sforzi, oggi alle tre del pomeriggio» scrive Goethe, sbarcando dal regio battello postale «Tartaro» a Palermo, il 2 aprile del 1787, lunedì.E quindici giorni dopo annota: «Le molte piante, che ero abituato a vedere solo nelle casse e nei vasi, e per la maggior parte dell’anno solo nelle serre, qui allignano vegete e fresche all’aria aperta; per cui, conformandosi pienamente al loro destino, ci diventano anche più intelligibili. Alla presenza di tante forme nuove o rinnovellate, mi saltò in testa la mia antica fantasia: perché, in tanta ricchezza di vegetazione, non dovrei scoprire la ‘Urpflanze’, la pianta originaria?».

Quando Goethe tornerà, anni dopo, a riflettere su queste pagine del «Viaggio in Italia» relative alla idea di «pianta originaria», avrà modo di precisare che l’intuizione «allora balenò davanti ai miei occhi sotto la forma sensibile di una pianta originaria soprasensibile». All’intuizione che ha imposto a Goethe di riconoscere in ciascuna pianta un suo inevitabile ordine ideale, Elisa Montessori ha dedicato una costante ricerca dai mirabili risultati. Montessori persegue l’energia vegetale della linfa e della fibra assumendola come energia pittorica. Non si tratta né di una traduzione, né di una trasposizione e nemmeno di un operare condotto per analogia, ma di tropismo.

In «Sotto il segno di Dafne. Indagine sull’opera di Elisa Montessori», così Anne Marie Sauzeau richiama il concetto di tropismo: «I campi energetici non hanno altro generatore che il respiro mentale, tramite la mano. La mano trasmette gli influssi cerebrali, direttamente, è una mano pensante. Questi influssi sono dei tropismi, come ama sottolineare l’artista stessa: in botanica i tropismi sono le forze che predispongono l’orientamento delle radici, dei rizomi e dei rami. Sottile energia direzionale, intenzione della materia». Sensibile, alcunché di rilevabile attraverso i sensi.

Constatazione di una forma al momento data, ma che mostra gli elementi costitutivi, le fibre vive del suo interno svilupparsi. Dunque fase d’una mutazione avviata che Montessori accompagna, dipana, svolge innanzi a noi. Nel rilevarne il corso, Goethe ne aveva registrato gli esiti non al momento visibili ai quali la forma cospira, una metamorfosi che viene attuandosi secondo relazioni e compatibilità preordinate. Preordinate ovvero originarie.

Originarie, che è dire iniziali, disposte per condurre a un esito che è il coerente riscontro di un modello soprasensibile. L’idea di pianta prima si mostra a Goethe nella pluralità vivente delle piante che «allignano vegete e fresche all’aria aperta; per cui, conformandosi pienamente al loro destino, ci diventano anche più intelligibili».

È questa intelligenza del destino d’una forma vegetale che la ricerca pittorica di Elisa Montessori illustra, certo memore delle parole di Goethe: «una verità e una necessità interiore che si potrà applicare a tutti gli esseri viventi».