Cinquecento persone in corteo, un serpentone che, anche per effetto del distanziamento anticovid, si è snodato per qualche centinaio di metri lungo la zona industriale di Fabriano. Il corteo dei lavoratori del «settore del bianco» si è svolto ieri mattina durante le tre ore di sciopero proclamate da Cgil, Cisl e Uil, con partenza dalla ex Antonio Merloni («Simbolo dell’inizio del declino») e arrivo davanti a Elica, l’azienda leader nel settore delle cappe da cucina che, di punto in bianco, all’inizio di aprile, ha annunciato che delocalizzerà il 70% della sua produzione in Polonia.

Una mannaia che significa 409 esuberi su 560 lavoratori. Un colpo di grazia per la zona industriale di Fabriano e per le Marche in generale, non a caso finite al centro dell’ultimo rapporto dello Svimez in qualità di potenziale «nuovo Mezzogiorno». Il consiglio regionale si è fermato per consentire ai consiglieri di andare al corteo: oltre all’intero gruppo del Pd e a quello del Movimento Cinque Stelle, si è fatto vedere anche l’assessore Stefano Aguzzi, accompagnato dalla capogruppo regionale di Forza Italia Jessica Marcozzi. E chissà se, dopo l’ovvio attestato di solidarietà ai lavoratori in bilico, saranno conseguenti e magari troveranno il modo di discutere della questione operaia marchigiana con il presidente di Elica, Francesco Casoli, ex senatore eletto proprio con il partito di Silvio Berlusconi. Assente il governatore Francesco Acquaroli, a Roma per «impegni presi precedentemente», ma lunedì riceverà i sindacati.

A Fabriano la desertificazione industriale ha un peso simbolico enorme: è qui che è nata la parte più consistente della classe dirigente che regge le Marche dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. L’impero Merloni e i suoi mille rivoli: un sistema di potere che sembrava inscalfibile ma è stato travolto dalla crisi e dall’incapacità del sistema di tenere insieme tutto e il contrario di tutto come ai bei tempi, quando comunisti, socialisti, cattolici e laici marciavano insieme all’inseguimento di uno sviluppo all’apparenza infinito. «Negli anni passati, quando si sono manifestati problemi abbiamo sempre trovato insieme la strada per risolverli e mantenere qui il lavoro – afferma Pierpaolo Pullini, segretario regionale della Fiom – Elica dovrebbe tornare a sedersi al tavolo: presenteremo le nostre proposte per capire come continuare a lavorare a Fabriano».Mentre gli operai protestavano, ben tre analisti di Bloomberg concordavano nel consigliare l’acquisto di azioni di Elica: dall’inizio dell’anno il titolo ha guadagnato circa il 15% e l’upside potenziale è di circa il 20% rispetto alle quotazioni attuali. D’altra parte, i dati del primo trimestre del 2021, presentati la settimana scorsa, parlano chiaro: ricavi in aumento del 23.7% e utile normalizzato a 3.9 milioni di euro. Delocalizzare vuol dire soltanto voler aumentare il profitto. E tanti saluti agli operai di Fabriano.