Se c’è un governo che attende davvero con il fiato sospeso l’esito delle elezioni statunitensi è sicuramente quello brasiliano. Il presidente Bolsonaro, che non ha mai nascosto la sua ammirazione idolatrica per Trump, fino al punto da proporgli lo sfruttamento congiunto dell’Amazzonia, si è infatti sbilanciato a più riprese a favore di The Donald.

«Mi auguro, se questa sarà la volontà di Dio, di poter partecipare all’insediamento del presidente che presto sarà rieletto negli Usa. Non ho bisogno di nasconderlo, lo dico col cuore», aveva già affermato il 20 ottobre. «Fin dal primo contatto con il presidente Trump – aveva spiegato – è nato tra noi un sentimento di cooperazione finalizzato al bene dei nostri paesi».

Amore a prima vista, insomma. Non per niente, durante l’Assemblea generale Onu nel 2019, Bolsonaro, dinanzi al personale diplomatico di entrambi i paesi, aveva lanciato a Trump uno sconcertante «I love you», ricevendo in cambio un assai meno appassionato «Nice to see you again».

Non stupisce allora che ieri, in mezzo all’incertezza sul risultato elettorale, Bolsonaro non solo sia tornato a fare il tifo per Trump, ma abbia anche attaccato direttamente Biden: «Il candidato democratico ha parlato in due occasioni dell’Amazzonia. È questo che si vuole per il Brasile? Che si interferisca da fuori?».

È infatti con estrema irritazione che Bolsonaro aveva accolto le parole pronunciate da Biden durante il primo dei dibattiti presidenziali, quando il democratico si era detto pronto a raccogliere risorse pari a 20 miliardi di dollari affinché il Brasile ponesse fine alla deforestazione, avvertendo tuttavia che il paese avrebbe potuto ricevere sanzioni se fosse venuto meno al compito di proteggere l’Amazzonia.

Di certo, la passione di Bolsonaro per Trump, con conseguente e incondizionato allineamento alla politica Usa, ha provocato molti malumori in Brasile, soprattutto in relazione alla presa di distanza dalla Cina e alla rinuncia al trattamento speciale e differenziato di cui il Brasile, come paese emergente, godeva all’interno dell’Omc (in cambio del sostegno Usa al suo ingresso nell’Ocde).

E ora il timore degli ambienti diplomatici e militari è che, in caso di vittoria di Biden, Bolsonaro possa finire ancora più isolato di quanto già non sia. Non a caso il suo vice, il generale Hamilton Mourão, non ha esitato, contraddicendo apertamente il presidente, a insistere sulla «neutralità» del Brasile rispetto alle elezioni Usa.