Il vertice tra i leader del centrodestra, dopo giorni di stallo, si è tenuto ieri sera a Roma. Per Forza Italia c’era Antonio Tajani. Lui e Giorgia Meloni hanno dovuto attendere il ritorno di Matteo Salvini dal minitour nelle Marche e in Abruzzo. Gli spettacoli dal vivo sono ancora fermi invece la campagna elettorale del Carroccio è già ripresa a pieno ritmo.

NELL’AGENDA del centrodestra erano fissati due punti in particolare: i candidati presidente in Puglia e in Campania. In base agli accordi presi, la scelta dei nomi era stata affidata nel primo caso a Fratelli d’Italia e nel secondo a Fi. Entrambi i partiti sono andati spediti individuando due ex governatori, rispettivamente Raffaele Fitto e Stefano Caldoro. Ma la Lega da mesi porta avanti una strategia personale: «Serve un cambiamento» ripete Salvini, affibbiando così agli alleati la parte dell’usato sicuro ma poco dinamico. Lo scopo, evidente, è il primato nello schieramento attraverso il logoramento dei competitor.

IN PUGLIA il nome alternativo è stato messo sul tavolo: Nuccio Altieri, presidente di Invimit società controllata dal ministero dell’Economia. In Campania, viceversa, l’alternativa a Caldoro non è mai venuta fuori. Salvini venerdì scorso a Napoli ha spiegato: «Non ho smanie di mettere bandierine ma in regione siamo il primo partito, davanti a Forza Italia». Berlusconi ieri mattina, pur tenendo a freno l’irritazione, ha avvisato: «C’è un accordo e noi siamo abituati a rispettare gli accordi. Non ho sentito nessun argomento valido per ridiscutere scelte già fatte. Il centrodestra, alle politiche come alle regionali, vince se unito».

IL LEADER DELLA LEGA si gioca la sua partita: «A settembre o a ottobre voteremo per comuni e regioni ed è opportuno che si voti pure per rinnovare il parlamento. L’unica certezza è la rissa interna al governo mentre migliaia di famiglie non hanno ancora ricevuto un euro, l’invasione di clandestini è ripresa senza sosta, ci sono drammatici problemi su giustizia, burocrazia, infrastrutture, rapporti con l’Europa. Elezioni politiche il prima possibile». Salvini spinge per le urne così ieri ha tirato fuori il cavallo di battaglia del Carroccio: «I clandestini che sono qui a rubare e a spacciare e a rompere le palle, per quel che mi riguarda, tornano tutti al loro paese» ha arringato a Fermo.

A OSIMO, sul candidato predente per le regionali marchigiane, ha aggiunto: «Non ho passione per il toto nomi, noi siamo pronti, la Lega è ampiamente il primo partito. L’importante è cambiare. Entro la settimana sceglieremo il più forte». Nel patto siglato dai tre leader, le Marche erano toccate a FdI: Meloni aveva indicato il deputato Francesco Acquaroli, che però potrebbe essere la pedina da sacrificare per riportare la pace nel centrodestra. Fitto e Caldoro confermati mentre alla Lega potrebbero andare proprio le Marche con candidato governatore il sindaco di Civitanova, Fabrizio Ciarapica.

MELONI ieri ha commentato: «Leggo ricostruzioni dove io e Salvini stiamo sempre a litigare e Berlusconi va per i fatti suoi. Siamo tre partiti che hanno sfumature diverse, lo considero una ricchezza». E Salvini: «I rapporti con Berlusconi sono ottimi». I sondaggi danno FdI in crescita e la Lega in calo: «L’importante è che nessuno si senta superiore – la replica di Salvini -. Non lo facciamo noi, che siamo il primo partito in Abruzzo e in Italia, mi auguro che non lo faccia nessuno».

LO SCONTRO è evidente. L’ex Cavaliere riconosce alla Lega la leadership ma vuole rispetto, a cominciare dallo stop alla campagna acquisti tra gli Azzurri. Se non arrivano segnali, l’alternativa c’è: andare verso Italia viva, dove le convergenze vanno aumentando. Lo stesso Renzi domenica gli ha fatto i complimenti: «Berlusconi sul Mes, e non solo, si sta muovendo con grande responsabilità. Bisogna riconoscerlo».