Innalzamento della temperatura, perdita di biodiversità, consumo del suolo, inquinamento: la prossima legislatura sarà cruciale per contrastare la crisi ambientale in atto. Ma, nonostante il pressante richiamo della comunità scientifica, la politica continua ad adottare le proprie decisioni più in ragione degli interessi elettorali che dei dati conclamati. La legislatura 2018/22 non ha inciso sulle emergenze ambientali nazionali e globali: vi sono state alcune importanti novità, a partire dall’introduzione della tutela dell’ambiente nella Costituzione, ma se si guardano gli indicatori ambientali la situazione non è certo migliorata. È importante che i partiti si rendano conto che non possiamo permetterci di sprecare anche la prossima legislatura che, salvo imprevisti, si concluderà nel 2027.

PER RAGGIUNGERE gli obiettivi posti al 2030 dall’Unione Europea al fine di contrastare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità si deve agire in questa legislatura attraverso leggi, piani e programmi non più rinviabili. Ed è da irresponsabili anche solo ipotizzare una «transizione ecologica più lenta» perché questa, non consentendo di centrare gli obiettivi fissati, finirebbe per essere inutile. In vista del voto, il Wwf Italia ha così presentato il documento Elezioni politiche 2022: il tempo delle scelte sostenibili (www.wwf.it) con una serie di proposte suddivise tra politiche ambientali per la legislatura e interventi normativi, nuovi o di riordino, da adottare al più presto.

È TEMPO DI FARE DELL’AMBIENTE il baricentro dell’azione politico-amministrativa in tanti settori, dall’utilizzo del suolo alla tutela della biodiversità, dal contrasto all’innalzamento delle temperature all’economia circolare, e così via. L’obiettivo europeo di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 sarà per il prossimo Parlamento il primo banco di prova su cui applicare il principio dell’interesse delle generazioni future alla tutela di ambiente, biodiversità ed ecosistemi, sancito dalla riforma dell’art. 9 della Costituzione.

AL TEMPO STESSO, IL CONTRASTO al cambiamento climatico, oltre ad un nuovo paradigma energetico sia per le produzioni che per i consumi, necessiterà di una tutela più efficace degli ecosistemi da cui dipendono l’assorbimento dei gas serra e la maggiore capacità dei territori di assimilare gli sbalzi meteorologici connessi al cambiamento climatico. Il documento Wwf contiene così quattro proposte di interventi legislativi da attuare al più presto.

IL CODICE DELLA NATURA. L’Italia è tra i Paesi europei più ricchi di biodiversità. Attraverso i servizi ecosistemici che garantisce, questo grande patrimonio naturale permette di contrastare i cambiamenti climatici e di sopportarne meglio gli effetti. Nonostante ciò, la nostra legislazione sulla tutela della natura è frammentata e carente: la stessa protezione della fauna è garantita da una legge che è sostanzialmente destinata alla gestione venatoria. È tempo che il nostro Paese si doti di un Codice che riunisca, sistematizzi, semplifichi e innovi la legislazione sulla tutela della natura per rispondere meglio agli obiettivi della Strategia Europea sulla Biodiversità e della sua declinazione nazionale. E nel Codice dovrà trovare posto anche il Garante della Natura, una Authority che, da una posizione di terzietà, monitori e solleciti le attività dei tanti soggetti istituzionali coinvolti nella gestione del capitale naturale.

LEGGE SUL CONSUMO DI SUOLO. In Italia ogni secondo vengono cementificati 2 metri quadrati di suolo: il cemento copre così 21.500 km 2 di suolo e solo gli edifici occupano 5.400 km 2 (una superficie pari alla Liguria). La cementificazione contribuisce a rendere il nostro Paese meno sicuro perché, impermeabilizzando il suolo, si aumenta il rischio di disastri. In Italia si discute di una legge sul consumo del suolo dal 2012 e nel frattempo la Commissione Europea nel 2021 ha approvato la nuova Strategia europea per il suolo impegnandosi a promuovere una Direttiva sul tema entro il 2023, rendendo così ancora più urgente l’intervento del Parlamento che dovrà legiferare in una logica di «bilancio zero del consumo del suolo», stimolando il recupero delle aree già occupate: nelle sole aree urbane si potrebbe così intervenire su oltre 310 km 2 di edifici non utilizzati (Napoli e Milano messe insieme).

LEGGE SUL CLIMA. L’estate del 2022 è stata la più calda della storia in Europa. Il mese di luglio ha fatto registrare 2,26 gradi in più rispetto alla media italiana dal 1800 e gli eventi estremi legati ai cambiamenti climatici si registrano sempre più frequentemente. Cosa fare per contrastare l’innalzamento della temperatura è noto, ma manca uno strumento legislativo per superare la fase degli impegni verbali e passare a quella delle azioni. Come fatto da 21 Paesi europei, l’Italia deve approvare una legge sul clima che fissi le azioni da compiere per raggiungere gli obiettivi a medio e lungo termine. Prevedendo la neutralità climatica entro il 2050 nella legislazione, peraltro, si faciliterebbe la programmazione economica, si attirerebbero investimenti green, si aumenterebbero responsabilizzazione delle imprese e dei cittadini e si potrebbe eliminare il sistema dei sussidi ambientalmente dannosi che ogni anno ci costa oltre 35 miliardi che potrebbero essere investiti invece su politiche di settore e aiuti concreti per cittadini e imprese.

DARE ATTUAZIONE ALLA RIFORMA costituzionale dell’art. 41. A febbraio la tutela dell’ambiente, nella corretta accezione di biodiversità ed ecosistemi, è stata introdotta nell’art. 9 della Costituzione. La nuova formulazione dell’art. 41 ha poi riconosciuto che l’attività economica incontra un limite nella tutela dell’ambiente. Che l’iniziativa economica privata non possa esercitarsi danneggiando ambiente e salute, però, non deve rimanere solo una affermazione di principio: servono norme che intervengano in modo preventivo sui procedimenti autorizzativi e, in caso di danno ambientale, consentano efficaci interventi per rimediare.