Le elezioni amministrative a Taiwan potrebbero segnare la fine di un’epoca, ovvero quella della leadership del partito democratico progressista da parte della presidente dell’isola, Tsai Ing-wen.

Il voto locale sembra segnare una sconfitta dei democratici e più «autonomisti» e lanciare verso le prossime elezioni politiche le fila del Kuomintang, oggi su posizioni filo-cinesi.

NELLA GIORNATA DI IERI, ancora in attesa dei dati definitivi, soprattutto quelli riguardo Taipei e i 10 referendum, tra cui quello sulle unioni civili che vedrà la vittoria dei contrari alla loro legalizzazione, Tsai Ing-wen ha annunciato di aver presentato le dimissioni da presidente del Partito progressista democratico (Dpp), mentre come presidente dell’isola avrebbe rifiutato quelle del premier.

Il voto chiamava a esprimersi circa 19 milioni di elettori taiwanesi – su circa 23 totali – in un contesto complicato, tra accuse verso Pechino di influenze sul voto. Ad ora il dato più clamoroso è quello della seconda città più importante del paese dopo Taipei, Kaohsiung, roccaforte fino ad ieri del Dpp.

COSÌ, IRONIA DELLA STORIA, il partito nazionalista Kuomintang, attualmente all’opposizione e storicamente anti Pechino, punta a riguadagnare terreno dopo la sconfitta elettorale di due anni fa, proponendo una linea considerata favorevole alla Cina.