«Quello che fa rabbia è che lo stupro di Desirée è già sparito. È l’ennesimo femminicidio, ma sui media il tema cruciale è diventato il degrado di San Lorenzo. Come se i femminicidi avvenissero solo in mezzo al degrado. È un caso evidente di uso politico di uno stupro, non è il primo. Nel 2007 Veltroni cavalcò la vicenda di Patrizia Reggiani. E così servì la vittoria al Campidoglio a Alemanno». Elena è una ’voce’ di Radio Onda Rossa, un’istituzione a San Lorenzo, come la storica sede di via dei Volsci. Nata come emittente dell’Autonomia operaia romana, oggi resiste eroicamente come «segnale che disturba» un po’ tutti, dalle destre alle sinistre per bene. In quarant’anni di vita la radio è cambiata. Ma il suo quartiere molto di più, dai tempi in cui era il cuore rosso della città, impenetrabile ai fascisti e ’alle guardie’. Elena accetta di parlare, non era scontato.

Lo stupro e l’omicidio di Desirée non nascono dal degrado?

Dalla radio ne parliamo sempre. Chi parla di ’degrado’ in realtà prepara azioni che spostano persone. Di solito poveri.

Salvini dice che vuole riportare la ’sicurezza’ per le strade.

La sicurezza per le strade la fanno le donne che le attraversano, le reti sociali, i quartieri vissuti, non trasformati in consumifici. I quartieri militarizzati svuotano le strade. E non sono neanche più sicuri.

Come può succedere che il luogo infernale dello stupro, a un passo dal murale sui femminicidi, conviva con una zona di realtà sociali e militanti?

Intanto capiamoci sulle parole. Salvini ha chiamato quel posto ’occupazione’, ma è falso. È uno stabile abbandonato, che fa quello che fanno gli stabili abbandonati, non è un caso che noi siamo contro gli spazi tenuti vuoti in attesa delle speculazioni ’giuste’. Usare la parola occupazione è una scelta politica, fatta per confondere le acque, così da domani sarà lecito sgomberare tutto.

Nella memoria di Roma San Lorenzo resta un quartiere rosso.

San Lorenzo resta antifascista, consapevole della propria storia. Ci sono molte realtà attive, dal Cinema Palazzo alla radio. Ma in troppi fanno finta di non vedere come si trasformano i nostri quartieri.

I compagni hanno perso il controllo del territorio?

Quando c’era una presenza territoriale e sociale più capillare l’eroina non entrava. Con gli anni si è fatto di questo quartiere un epicentro della movida. La gentrizzazione sappiamo a cosa porta. Ora siamo al dopo, cominciamo a vedere le macerie di questo modello. È la politica sulla città che ha stravolto il quartiere, non i compagni che invece hanno retto dove potevano.

A Salvini alcuni abitanti dicevano: non lasciarci soli.

Fa impressione. E lo so che fa anche notizia. Ma erano alcuni, non direi che San Lorenzo stava con Salvini. C’erano molti sanlorenzini a far sentire la propria voce contro, e compagni e compagne, chi anima le realtà sociali, universitarie e universitari. Ma voglio dire una cosa che sanno tutti: lo spaccio del quartiere non è un’esclusiva degli stranieri. La retorica che Salvini vuole tirare fuori da questa vicenda è che le persone perbene italiane vogliono le ruspe per ripulire, e invece quattro sciamannati dei centri sociali difendono i delinquenti. Non è così. E ripeto a San Lorenzo lo sanno tutti.

Salvini ha deciso un ’cronoprogramma’ di sgomberi. E ora?

Venerdì c’è un’assemblea pubblica, era stata convocata prima. E domani (oggi, ndr) un’assemblea di Nonunadimeno. Ci è chiaro: Salvini vuole usare il corpo di Desirée per fare sgomberi di occupazioni, presumo abitative. Per questo gli urlavano ’sciacallo’.

Salvini è andato a comiziare a San Lorenzo, ma non sotto la sede di Casapound a chiederne lo sgombero.

Non ci stupisce. Sono stati alleati. E chi se lo dimentica.