Nella raccolta Satura di Eugenio Montale coesistono elementi sublimi caratteristici della prima produzione ed elementi comici più frequenti nella poesia del Montale senile. Dei meccanismi che regolano la forma di «sublime del comico» si è fatta carico Elena Santagata, che dedica significativamente all’«amato maestro» Luigi Blasucci la sua monografia d’esordio «Col rovescio del binocolo» Montale e il sublime del comico (Carocci «Lingue e letterature», pp. 158, euro 17,00). La giovane studiosa, in vista di un possibile aggiornamento al puntualissimo commento di Riccardo Castellana (Mondadori, 2009), pone l’attenzione sulla natura «carsica» di Satura. Secondo Santagata, nota agli specialisti per aver riattraversato con acume la linea crepuscolare (da Betteloni a Montale), con Satura assistiamo a un vero e proprio shock tra aulico e prosaico che dà vita a un libro ricco di contraddizioni e di novità.

L’autrice intravede nel «quarto» Montale un «varco» dal quale passano tutte le vicende dell’Opera in versi, le quali pur mostrandosi parzialmente «desublimate», conservano dei «picchi di sublime» che necessitavano di essere riesaminati sul piano tematico, linguistico e metrico-stilistico. L’aver messo in rilievo i dati provenienti dalla recente pubblicazione del carteggio di Montale con Margherita Dalmati ha fatto emergere le idiosincrasie e le affinità tra la realtà vissuta dall’autore e la fictio poetica, e ha consentito di stabilire le due chiavi di lettura attraverso cui è possibile accostarsi ai testi che compongono l’opera.

Anche dal punto di vista del commento a Satura, Elena Santagata apre scenari di ricerca inediti. Nel capitolo che il Montale curato da Paolo Marini e Niccolò Scaffai per Carocci (2019) dedica alla quarta raccolta montaliana, Castellana sostiene: «non c’è nulla che leghi gli Xenia a quello che, nella tradizione italiana ed europea, è l’archetipo per eccellenza della lirica funebre in memoria della donna amata, cioè il Canzoniere di Petrarca». Diversa l’interpretazione di Santagata, che ripercorrendo i topoi dei Canzonieri in morte arriva a descrivere mediante le categorie psicanalitiche di Elisabeth Kübler Ross e di Colin Murray Parkes sia le fasi dell’elaborazione del lutto che scandiscono la duplice sequenza degli Xenia dedicati a Drusilla Tanzi (Mosca), sia l’andamento romanzesco di questa sezione bipartita.

Convincenti risultano pure le analisi svolte su due testi particolarmente complessi della sezione Satura II: Divinità in incognito e L’angelo nero. Il dilemma tra evoluzionismo e creazionismo è particolarmente vivo nell’ultimo Montale. Per dimostrare l’esigenza del poeta di appellarsi a piccole «divinità in incognito» contrapposte al magistero di Dio-persona, Santagata scorge in filigrana il modello delle Elegie duinesi di Rilke e porta a compimento un percorso di ricerca sul sacro di Montale avviato qualche anno prima. Per quanto concerne L’angelo nero gli interpreti di Montale hanno individuato la presenza di una – o più di una – delle Muse montaliane. La studiosa, al precipuo scopo di mostrare le due anime di Satura, quella «sublime» e quella «comica», parla di «una grande epifania collettiva», dove le donne del quotidiano (Mosca e Laura) incontrano le grandi ispiratrici di un tempo (Paola, Annetta, Clizia, Volpe).

Un grande maestro degli studi petrarcheschi nel libro I Frammenti dell’Anima si congedava dai lettori con un paragrafo intitolato La chiusura del cerchio. Se Petrarca nella sequenza conclusiva del Canzoniere ritorna al Secretum, allo stesso modo, per Elena Santagata, Montale con Satura recupera quell’atmosfera crepuscolare ravvisabile negli Ossi. Forse non del tutto accidentalmente anche Santagata ricorre all’immagine di un «cerchio che, dopo forti oscillazioni e mutamenti, si chiude con un parziale ritorno al passato». Il cerchio si chiude, ma l’affettuoso colloquio con i classici si tramanda di generazione in generazione con metodi e oggetti di ricerca del tutto autonomi. La scrittura critica, nel caso specifico di questo libro, diventa tra le altre cose medicamentum contro gli insulti della vita.