Vi ricordate i Violet Eves? Galaxy Bar, ballatona uscita dal circuito new wave e approdata nelle radio. Buona parte della forza di quella melodia arrivava dritta dritta dall’interprete: Nicoletta Magalotti. Voce multiforme, echi di Diamanda Galas e più di qualche strizzatina d’occhio a Mina. Ma una personalità così estroversa e un talento proiettato in diverse direzioni non poteva restare incasellato in ambito pop, seppur di classe. Così Nico diventa molto altro: la scoperta dell’elettronica, la scena dei club (vedere per credere Disco Ruin, il documentario sulla scena clubbing italiana diretto a quattro mani da Lisa Bosi e Francesca Zerbetto), le collaborazioni con Enrico Gabrielli e Andrea Chimenti, giusto per fare due nomi. Ma anche il teatro di Romeo Castellucci e della Societas Raffaello Sanzio. Per dire dell’impossibilità di incasellare un’artista così sfuggente e altrettanto affascinante.

IL 2021 di NicoNote è un progetto intitolato Limbo Session 1 (vinile stampato per Rizosfera) che la vede affiancarsi a Bartolomeo Sailer – aka Wang Inc.- produttore che ha collaborato in passato con gli Autechre. «Con questo lavoro abbiamo voluto con Wang – spiega Nico nelle note che accompagnano il disco – fissare un momento, un flusso emozionale capace di rappresentare quello che le Limbo Sessions sono diventate oggi, frutto di una lunga, instabile, stratificazione culturale. C’è, la pratica dell’improvvisazione, che è il segno identitario del mio ‘fare musica’, ma c’è anche una riflessione profonda, una meditazione sull’utilizzo della parola, che mi ha portato alla scelta dei testi che compongono questa Limbo Session. Si tratta di frammenti letterari, liriche, che rievocano l’immaginario di poeti e poetesse a me cari, racconti che mi hanno accompagnato in questi anni e che il disco restituisce, come dichiarazione d’amore nei loro confronti».

DENTRO c’è tutto l’amore per la beat generation di Ferlinghetti, la poesia civile di Amelia Rosselli, Kamau Brathwaite. Sperimentazione pura, elettronica e suoni sintetici minimali, sovente (e volutamente…) disturbanti: territori distanti tenuti insieme da una vocalità affascinante, ora più profonda capace di inabissarsi nella follia di La badessa motociclista, farsi recitante in Limbo e quasi scherzosa, come accade in Umore.