Sergej Ėjzenštejn, regista e teorico simbolo glorioso del cinema russo e sovietico, è stato molto più che un cineasta. Inventore di un vero e proprio linguaggio visuale, già a partire dall’inizio degli anni Venti non ha mai smesso di confrontarsi con la storia e l’archeologia dei media e delle arti: dall’architettura alla pittura, dalla scultura alla fotografia, dalla letteratura al teatro, dal disegno al cinema. Teorico e collezionista, lettore e disegnatore, nel corso di tutta la sua vita non ha mai smesso di ridefinre i contorni della storia dell’arte, spesso sfumandoli e oltrepassandoli. La mostra presentata al Centre Pompidou-Metz, L’oeil...